Se parli di Ghisallo, soprattutto nelle zone padane, tutti saprebbero descrivere con dovizia di particolari la salita che porta al Santuario della Madonna (..del Ghisallo appunto) che Papa Pio XII nominò protettrice di tutti i ciclisti.
Il Ghisallo è un colle che si trova tra i due rami del lago di Como..un pò più spostato verso quello che "volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti"..per dirla col Manzoni! Insomma...è più vicino a Lecco...per intenderci.

Il Ghisallo, appuntamento fisso di parecchie gare anche professionistiche, è un simbolo del ciclismo.
Difficile trovare un ciclista lombardo e non che non l'abbia fatto almeno una volta....
Si tratta di una sorta di marchio di riconoscimento da avere impresso nelle gambe, di tagliando obbligatorio da appiccicare alla bici (in senso figurato)...un esame universitario propedeutico per tutte le altre tappe della carriera ciclistica....
Salire al Ghisallo in bicicletta, fermarsi a recitare una preghierina nella chiesetta-museo appena scollinati, fare il pieno d'acqua alla fontanella per poi scendere verso il lago...credo rappresenti un tram tram che quotidianamente si ripete da chissà quanti anni e che, da polentone acquisito e ciclista di "passaggio" (per via del triathlon) considero come una vera esaltazione dello sport.
La mia infanzia sportiva è stata quella in cui d'estate bastava uno spiazzo...circa 10 compagni racimolati tra i vicini di casa ....e si "giocava al pallone".
Le porte, in larghezza, erano delimitate da qualunque cosa capitasse per mano tipo pietre, mattoncini...
L'altezza invece era variabile...in base alla statura del portiere del momento...visto che si giocava a rotazione cambiando ad ogni gol subito...o due fatti!
Le partite, che iniziavano nel primo pomeriggio, terminavano per eventi imprevisti...come l'improvviso arrivo di un genitore...il buio o se il pallone si bucava o finiva malauguratamente in posti irraggiungibili tipo balconi di case a piano rialzato o dentro qualche giardino....il cui propietario al momento non era in casa e non era consigliabile giocarsi la carta estrema di...scavalcare!!!
Insomma, circa 3 ore al giorno di sfide accanite...con i supplementari dei supplementari...e a volte i calci di rigore tirati sotto il lampione della piazza...perchè nel frattempo il sole da un bel pò aveva dato l'arrivederci.
Ma non solo pallone!
Si andava in bici....sempre intorno a quella piazzetta con il giro dell'isolato. I più coraggiosi arrivavano anche a sconfinare nel parchetto della chiesa...
Tutto ciò ...correndo come i pazzi perchè i nostri genitori, spesso affacciatati per controllarci, dovevano vederci sempre in piazzetta. Quell' "escursione extra" pertanto la si faceva ....tirando come dei forsennati con volate degne di Moser per citare il campione di quei tempi....
La mia scalata al Ghisallo inizia la mattina del 16 agosto 2013 intorno alle 9:30 quando con il mio amico e collega Andrea ci incontriamo a Malgrate....vicino il ponte di Kennedy che porta a Lecco...ossia proprio a ridosso della sponda lecchese del lago di Como.
Andrea è uno di quelli che da sin da bambino e poi da ragazzo correva in bici seriamente...facendo gare vere. Adesso, dopo un lungo stop, sta rimettendosi in forma e conosce benissimo i luoghi e le strade che si fanno generalmente come approccio alla scalata.

L'esperienza non la si compra al supermercato....
E così ci lanciamo per le strade del lungolago....per una sgroppata di riscaldamento.
Il lungolago è un vero paradiso per i ciclisti.
Colpo d'occhio spettacolare, nessun semaforo e asfalto praticamente perfetto con sali-scendi alternati al piano....Solo 2 gallerie a dare un pò fastidio...ma avevamo dotato le nostre bici di luci di posizione con lampeggianti....direi obbligatorie. Il lungolago è un vero paradiso per i ciclisti.
La giornata è perfetta...soleggiata ma non troppo calda! Condizioni ideali per un giro in bici.
Ovviamente non sono ancora allenato per arrivare a Lecco in bici da casa mia per cui avevo raggiunto in macchina il punto d'incontro stabilito caricando tutto il "materiale" nel bagagliaio.
Ormai è un'operazione collaudata dopo ben 4 triathlon!!!!!
Il percorso, disegnato da Andrea, prevede un tratto di circa 30 Km articolato prima verso sud....direzione Milano per poi invertire costeggiando il lago fino alla località chiamata Onno.
A quel punto (con riferimento alla cartina in alto..visibile con le freccette rosse) io avrei girato a sinistra verso Canzo prima e Asso dopo....per iniziare il Ghisallo...mentre Andrea sarebbe rientrato all'ovile in quanto, al momento, deve recuperare un pò di familiarità con le salite....
Che bella la mia bici appoggiata sulla macchina...pronta per l'università del ciclismo ...chiamata Ghisallo!!!
Le bici di quando ero piccolo erano le famose "graziella" pieghevoli. Non avendo un box al pian terreno all'epoca la tenevo in casa e per portarla giù dovevo farla entrare in verticale nell'ascensore...dentro cui ci stava quasi per miracolo....
Bastava che un amico avesse il modello con le ruote un pò più grandi per essere distanziato di brutto durante le sfide di velocità...a parità di forza impressa sui pedali....
Naturalmente....visti gli sciagurati percorsi che si facevano...le ruote spesso si bucavano...e non si poteva certo andare dal meccanico da soli.
Anche i palloni facevano a volte la stessa fine.....ma mentre la camera d'aria della bici era riparabile in qualche modo....il pallone da calcio di gomma...una volta scoppiato andava dritto dritto al funerale....
Che ricordi.....i palloni di gomma degli anni 80'. C'era il "super-tele" che però era per quelli scarsi....i piccoli. Se sapevi giocare passavi al gruppo di quelli col "super-santos" arancione che pesava di più e ci voleva più forza nel tirare. I campioni facevano parte dell'elite del "tango" di gomma...che pesava abbastanza...quasi come un pallone vero.
Poi, arrivò il momento del pallone di vero cuoio.......portato dal compagno che aveva il padre appassionato di calcio.
Eravamo ancora piccoli per cui finchè si trattava di fare passaggi di piatto era tutto OK, ma al momento del tiro in porta di collo piede ....un male incredibile che nessuno però lamentava per non fare brutta figura! Forse era meglio giocare ancora col "super-santos".... ma ormai facevamo i grandi!!!
Con qualche anno in più, quando il tiro in porta non procurava più tutto quel dolore, sapevamo già riparare i palloni. Scucendo l'esagono di cuoio vicino al presunto buco lo rattoppavamo con il mitico "tip-top" e mastice usato per le camere d'aria delle bici.
E poi...alla buona, si ricuciva l'esagono di cuoio...con l'immancabile imperfezione dell'ultimo centrimetro, impossibile da chiudere dall'esterno e che restava aperto lasciando poi il bozzo nel pallone dopo la gonfiatura..... Pazienza!!!! Non era così facile trovare un altro pallone!!!!
Lungo le strade del lago di Como la fatica del pedalare sembra non sentirsi....
La meraviglia del percorso...tra monti e boschi da un lato e l'acqua dall'altro fa si che ci si senta proprio immersi nella pace della natura e i kilometri volano via sereni....addirittura troppo veloci...

Quella strada è una sorgente di pensieri positivi!!!!
E intanto il display indica che mancano 5Km....ossia circa 10 minuti....all'inizio della salita.
Nessun problema....le gambe rispondono....la testa è presente....l'umore a 1000 e mi viene quasi voglia di tirare un pò per accorciare i tempi e arrivare prima possibile ai piedi del salitone.
Da ragazzino sportivo autodidatta ho appreso e fatto mie quasi tutte le "arti riparatorie".....a cui associo ancora gli odori...tipici del cuoio consumato, del vecchio ma ancora valido mastice, della camera d'aria immersa nell'acqua per trovare il buco, del grasso che restava a lungo nelle mani dopo aver sistemato la catena della bici saltata per i troppi avvallamenti...i cosiddetti "fossi" che si percorrevano durante le sfide negli sterrati...
Da più grandetto ho iniziato a desiderare una bici da corsa...quella col manubrio curvo, la sella di pelle nera, il cambio campagnolo con le levette sul telaio, le gabbiette fermapiedi, i fili dei freni esterni...e i copertoni tubolari...chiamati "palmer" che esistono anche adesso...ma che ormai stanno scomparendo a scapito dei copertoncini morbidi con camera d'aria interna....molto ma molto più facili da riparare....
La desideravo così tanto che a volte la sognavo durante la notte!!!!

E così, come dopo anni di gomma arrivò il tempo del primo pallone di cuoio, verso la fine degli anni '80 giunse il momento della prima bici da corsa che mio papà comprò non facendosi sfuggire una grande occasione. La prese da un ciclista agonista/amatoriale che la usava per le gare e che aveva deciso di cambiarla.
La desideravo così tanto che a volte la sognavo durante la notte!!!!

E così, come dopo anni di gomma arrivò il tempo del primo pallone di cuoio, verso la fine degli anni '80 giunse il momento della prima bici da corsa che mio papà comprò non facendosi sfuggire una grande occasione. La prese da un ciclista agonista/amatoriale che la usava per le gare e che aveva deciso di cambiarla.
Era una una Scapin rossa con telaio a goccia.....leggerissima per quei tempi....
Mio papà era un appassionato di ciclismo e con un gruppo di amici del suo paese aveva iniziato con le sgambate lungo le bellissime strade della Sicilia tirrenica....il lungomare....verso Messina, Villafranca, Spartà...oppure in direzione opposta verso Terme Vigliatore, Falcone.....e la salita del Tindari, una collina sormontata da un santuario dedicato alla Madonna Nera cui si arriva dopo circa 5Km di salita....pedalabile ma abbastanza impegnativa per i cicloturisti...

Comunque...la mia felicità stava nel fatto che quella bici....seppur part-time, potevo usarla anch'io....e per non trovarmi impreparato, applicando la "tecnica del pallone di cuoio", avevo imparato a togliere, scucire e riparare anche i palmer....che in quegli anni costavano abbastanza.....
Ed in cima al Tindari ....da ragazzo, c'ero arrivato anch'io, con quella bici condivisa con mio papà!
Non avevo nemmeno 17 anni e durante una giornata di vacanza scolastica, assieme agli amici, per la prima volta avevo raggiunto il santuario della Madonna Nera....facendo tutta la salita compresi i 600 terribili metri finali.....
E fu la prima di una lunga serie!!!!
Non avevo nemmeno 17 anni e durante una giornata di vacanza scolastica, assieme agli amici, per la prima volta avevo raggiunto il santuario della Madonna Nera....facendo tutta la salita compresi i 600 terribili metri finali.....
E fu la prima di una lunga serie!!!!
La "tappa" Milazzo-Tindari-Milazzo...è lunga circa 60Km...e con la salita di mezzo.....bisognava alimentarsi bene. Ma chi lo metteva in conto più di 20 anni fa????
E ricordo benissimo quegli ultimi maledettissimi 15Km...fatti spesso in piena crisi di fame.....che non finivano mai. Arrivavo a casa distrutto....senza nemmeno avere la forza di salutare.....Pazzesco!!!
E' iniziata la salita verso il sacro Monte Ghisallo!!!!
Come scorre bene la mia nuova bici.....regalatami da Amalia per i 40 anni.
L'avete più volte vista in foto ....anche in questo post...
L'avete più volte vista in foto ....anche in questo post...
Ha i rapporti giusti...un bel cambio Shimano....con leve sui freni...fili nascosti, fermapiedi look invisibili, una sella bianca..morbida, la forcella in carbonio e il resto in alluminio leggero...non sono mica un professionista!
Vado su benissimo. Il primo tratto del Ghisallo è molto duro fino ad Asso
Poi si pedala più facilmente....sembra quasi il Tindari delle mie parti... solo un pò più lungo.
Poi si pedala più facilmente....sembra quasi il Tindari delle mie parti... solo un pò più lungo.
Arrivati a Barni...inizia il tratto veramente difficile con 2Km circa intorno al 10% di pendenza.....dove ci vogliono impegno e grinta...prima di scollinare.
E finalmente arriva il tanto atteso cartello....che indica la fine della salita......
Signori...il Ghisallo è servito!!!!
Che emozione!
Tantissimi ciclisti lungo la strada per il festival della bicicletta.
Visi sorridenti....allegria, gente che parla in codice...nominando "42-25".....o "34-28"......per indicare i rapporti usati.
Purtroppo sono da solo e con il telefonino e non riesco a farmi una foto....
Impossibile fare un autoscatto con lo smartphone!!!!
Entro dentro la chiesetta dove sono conservate, come in un museo, alcune biciclette storiche di campioni famosissimi che hanno deciso di lasciare come cimelio un ricordo all'interno del luogo sacro del ciclismo.

Per chi se lo ricorda...è la famosa bici con le ruote lenticolari...senza freni perchè destinata alla pista. Una bici all'avanguardia per quei tempi....in cui io giravo ancora con una graziella pieghevole!!!
Pensando al passato e al ciclismo...non posso non ricordarmi di mio papà.....che oltre a essere un gran tifoso (quanti giri d'Italia e tour de France visti insieme in TV) era anche un praticante....
Gli piaceva uscire con gli amici e dare il massimo per quello che l'allenamento gli consentiva.
Sono convinto che pure lui....col suo passo (ancora ricordo come andava in salita.....arrancando, ma senza fermarsi mai...) e con un rapporto agile tipo 42-29 avrebbe scalato il Ghisallo anche con una bici diversa da quelle di oggi...anche con quella Scapin rossa con telaio a goccia che ogni tanto gli fregavo.....e che da buon conoscitore aveva comprato sfruttando un'occasione irripetibile.
Con le lezioni di educazione fisica e l'esperienza con la squadra di pallacanestro, arrivato alla scuola superiore, non potevo più considerarmi un completo autodidatta dello sport!
E tornano lucidamente alla mia memoria alcuni insegnamenti dei miei maestri dell'epoca che, tra aula e campo....forse senza saperlo, nel mio caso hanno sicuramente centrato in pieno il loro magari non dichiarato obiettivo!
In diversi momenti e da almeno un paio di bocche ho sentito che, in quanto appartenenti al regno animale, gli uomini sono stati progettati per muoversi.
Nel senso ampio di fare movimento, spostarsi, avanzare, procedere, indietreggiare, trasportare oggetti....insomma...vivere...utilizzando tutto ciò che il corpo mette a disposizione: gambe, braccia, muscoli, articolazioni....ma non solo....anche polmoni...testa e cuore.
Insomma...l'animale non è fatto per star fermo....altrimenti tutti quegli strumenti di cui sopra si atrofizzerebbero....
Era questo il metodo più gettonato dai maestri per motivare ....puntando forte sul binomio movimento-sport per aggiungere valore al semplice esercizio fisico.....dando quindi al movimento una dimensione talmente ampia da farci entrare dentro armonia, divertimento, piacere, ritmo, forza, velocità, grazia, coordinazione, tempismo...ma anche agonismo, competizione, concentrazione.
Sia nella palestra della scuola che nel rettangolo di gioco agli allenamenti non si
toccava la palla prima di soffermarsi almeno per un pò sul protagonista
principale del film dello sport: il corpo umano!
Che spettacolo...la discesa verso Bellaggio!!!!
Il corpo...dopo lo sforzo della salita gradisce alla grande quei 5Km di pendenza verso il basso...da fare con molta cura e concentrazione. Non conosco le strade per cui è meglio avere prudenza....gestendo la velocità e procedendo con molta coordinazione ed equilibrio.
Magari usando la testa, oltre che i muscoli delle gambe, prendendo come punto di riferimento un ciclista che si trova davanti...da usare come battistrada...
Le gambe girano molto bene e, ritornato in pianura, mi dirigo verso Lecco....ossia al punto di Arrivo/Partenza.
Quel ciclista davanti a me diventa un alleato.....
Lo raggiungo.... e tirando un pò alla volta riusciamo a superare l'ostacolo del vento contario....nemico della velocità....
Penso...che in questa mattinata ciclistica...ho "vissuto" di tutto....
La natura, i panorami, il piacere di andare in bici insieme ad altri.....sia amici...che gente semplicemente incontrata per strada.
Percorrere strade bellissime anche se a volte in salita.....è una meraviglia. Del resto nulla è sempre pianeggiante!
Aver ancora una volta appurato che il corpo umano, con un pò di allenamento e spesso sorprendendoci, permette di fare cose straordinarie anche nella loro semplicità regalando emozioni e sensazioni da raccontare.
Insomma....nella gioia dell'arrivo alla macchina (dove riesco a farmi una foto da solo....approfittando di una vetrina in cui mi specchio) ecco che mi fischiano le orecchie....ripensando a quelle voci che, ai tempi della scuola e del basket (la pallacanestro di una volta)....mi invitavano a fare sport attraverso il semplicissimo concetto dell'appartenenza dell'uomo...al regno animale!!!!!
E quegli insegnamenti, quelle voci.....quei maestri....agendo su un terreno morbido e ben felice di lasciarsi marcare (il mio....).....hanno fatto centro!!!!!
In tema di insegnamenti....e di coloro che lasciano il segno devo assolutamente concludere parlando ancora di mio papà....che ha fatto tantissimo per me ....anche relativamente a quella passione per lo sport che nel passato aveva contagiato anche lui.
Ed è anche tramite la mia passione e quei ricordi legati alle bici...che lui continua e darmi forza.
Quella Scapin rossa telaio a goccia (che gelosamente ancora custodisco....perfettamente funzionante nonostante gli anni), il modo con cui è arrivata a casa...la felicità che mio papà aveva negli occhi nel mostrarmela....resteranno per sempre uno dei momenti più intensi della mia vita di figlio....e di sportivo!!!!