In quell’alba di 2500 anni fa Filippide non avrebbe neanche
lontanamente immaginato che la “sua” maratona sarebbe poi diventata la gara
olimpica più famosa del mondo.
Per i runners, l’impresa dell’emerodromo ateniese “rivive” un certo numero di volte durante l’anno..
dall’adrenalinico sparo della pistola alla partenza …fino al transito sotto lo
striscione d’arrivo quando la gioia di avercela fatta è direttamente
proporzionale alla fatica!
Dopo 42Km di corsa e
tagliato il traguardo si è in genere molto provati e ogni operazione diventa
difficile…compreso il “semplice” pigiare col dito sul pulsante del cronometro
per fermare il tempo.
Fermare il tempo per poter poi rileggere a freddo tutti i
dettagli numerici della gara, ossia passo, ritmo, passaggi, tempo finale,
battiti, calorie e via dicendo.
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due maratoneti di lusso |
Fermare il tempo anche per godersi ogni attimo dell’impresa,
facendosi passare davanti tutte le istantanee scattate con gli occhi durante
quel viaggio che sembra maledettamente lungo e pieno di paure alla partenza…..e
che incredibilmente si “comprime” quasi in modo relativistico riducendosi ad un
insieme di ricordi da tenere tutti dentro.
Tutto ciò fa parte del “pacchetto all-inclusive” chiamato Maratona…una
specie di scommessa “prendere o lasciare” al quale ho affibbiato una mia personalissima
definizione.
Per me la maratona è quella gara in grado di innescare una
lotta tra mente e corpo….al punto che mentre la sto correndo penso (…anzi
giuro) che sarà l’ultima, ma che un passo dopo il traguardo mi regala la
sicurezza di ritrovarmi nuovamente al via!
Circa 40 anni fa un branco di baldi marines in servizio alle
isole Hawaii e per la precisione nell’isola di Ohau (nemmeno troppo
sfortunati…a dire il vero), sicuramente in preda ad una scarica di follia fuoriuscita
da chissà quali estenuanti esercitazioni, discutevano su quale fosse la gara
sportiva di resistenza più dura tra un insieme di tre competizioni locali.
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La baia di Waikiki..isola di Ohau alle Hawaii |
La prima: una gara di nuoto di “soli” 3 kilometri e 800metri,
quasi una traversata da lato a lato della baia di Waikiki nel paradisiaco
arcipelago hawaiano e che si corre ancora oggi dalla fine del 1800. Per coloro
che volessero provarla, si chiama la “ Waikiki Rough Water Swim”.
La seconda: una gara di ciclismo denominata “Around Oahu
Bike Race”, di circa 180Km suddivisi in almeno due tappe, probabilmente
sterrati con tratti single track e quindi da correre in mountain bike…
La terza: la più
“tranquilla” e nota Maratona di Honolulu che da 45 anni attrae atleti da tutto
il mondo e che si svolge in un meraviglioso percorso respirando la splendida brezza dell'oceano pacifico.
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I luoghi ...origine del triathlon |
Avere addosso l’uniforme dei marines presuppone essere dei
buoni …anzi degli ottimi atleti da quel che mi risulta.
Chissà con quale strano pensiero in testa quel branco di soldati aveva intavolato una simile discussione.
Chissà se le diverse idee a riguardo trovarono poi una preferenza…anzi una convergenza verso una delle tre massacranti competizioni sportive.
Cracovia, per la Polonia, è sinonimo di storia e tradizione.
Una città splendida e particolare. Sembra piccola ma, tra il
centro e gli immediati dintorni, offre un ventaglio ampio e variegato di
bellezze. Del resto, il marchio UNESCO è ben inciso nelle strade e nelle piazze
di questo posto.![]() |
Cracovia in piazza..e la Cattedrale di S. Maria |
Una città in cui si respira un’emozionante aria di pace. Un
luogo silenzioso e garbato che trasmette serenità e calma.
La storia di Cracovia è antica e si intreccia con quella del
regno di Boemia a tal punto che gli scorci della città, cosi come i nomi di
diversi luoghi, ricordano tantissimo la meravigliosa Praga.
Per intenderci….“Stare Miesto” è anche a Cracovia il centro storico….
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Scena serale in piazza del Mercato |
Come tutte le città più belle del mondo è attraversata da un fiume …..la Wisla (o Vistola ..italianizzando al massimo).
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La Wisla...il fiume di Cracovia |
Roma è bagnata dal Tevere, Londra dal Tamigi e poi Parigi e
la Senna, Torino e il Po’, Vienna e Budapest si specchiano sul Danubio, Praga
sulla Moldava, Dublino sul Liffey….e Milano….ad essere generosi ringrazia
Leonardo e i sui Navigli….
Cracovia è molto cattolica.
Girando per i vicoletti ci si
trova spesso sulle orme di tanti sacerdoti novizi, diaconi e seminaristi e con
un pizzico di fantasia si può anche immaginare di sentirsi sfiorati dall’ombra
di un uomo caro a molti di noi, un personaggio che da queste parti era di casa
e che risponde al nome di Karol Woijtila.
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Giovanni Paolo II..."Il Papa" |
La “presenza” di Giovanni Paolo II, o meglio di Jana Pawla
II, la si “respira” veramente. Sembra
proprio che da un momento all’altro debba magicamente spuntare fuori dall’imponente
portone dell’Università Jagellonica, o affacciarsi dal balcone
dell’Arcivescovado.
A Cracovia in questi giorni, da una facciata della splendida
cattedrale di Santa Maria, campeggia un
display con un conto alla rovescia che scadrà il 26 luglio 2016 quando la citta
aprirà le porte a milioni di pellegrini per la Giornata Mondiale della Gioventù.
Una festa …voluta proprio da quello che per molti di
noi….resterà sempre …”il Papa” e che dal 1986 richiama sempre in giro per il
mondo un’infinità di giovani… d’età e di spirito.
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Il Castello di Wavel, residenza dei reali al tempo della monarchia e luogo simbolo di Cracovia |
Si narra che un comandante della marina militare americana ...di
stanza alle Hawaii e ovviamente atleta di buon livello, per porre fine
all’ormai lunga discussione su quale fosse la gara sportiva più dura delle tre…
lanciò una specie di “provocazione”.
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Il comandante J. Collins con la moglie Judy...inseparabili atleti |
E fu così che il signor capitano dei
marines John Collins ideò una specie di esercitazione militare estrema composta
da una nuotata di 3,8Km lungo la baia di
Waikiki, una pedalata di 180Km attorno all’isola e una “sgambatina” di corsa di
42Km.…proprio nei paraggi di Honolulu..tutto rigorosamente in alternanza, senza
soste e in completa autosufficienza alimentare e tecnica….
Agli “ordini indiscutibili” di tale Signor Collins, in un
giorno d’estate del 1978 (pensate di quanti secoli questo sport sia…più giovane
della Maratona…) si corse il primo Triathlon della storia…nella versione più
dura ossia l’Ironman.
Nacquero così le “transition
zone”…o “zone cambio” in italiano…le vere protagoniste del triathlon…la dove la
frenesia deve essere gestita al meglio…in cui le cose più semplici diventano
maledettamente complicate, dove la tensione e i battiti accelerati rendendo
spesso un impresa tramutarsi in ciclista essendo un nuotatore al T1...per poi
posteggiare la bici per trasformarsi in runner al T2.
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La zona cambio .....dell'ultimo triathlon |
Alla prima edizione, parteciparono solo 15 atleti…quasi tutti
militari.
Un certo Gordon Haller, in poco più di 11 ore e mezza, tagliò per
primo il traguardo. Secondo alcune voci dell’epoca, dopo la gara, il primo
ironman della storia ebbe a dire: “il triathlon…è un’esperienza stupefacente…..certamente qualcosa che non mi aspettavo potesse mai
accadere”.
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Gordon Haller, primo Ironman nella storia |
Del resto Ironman non ha bisogno di traduzioni al punto che
il significato sta proprio dentro la parola stessa.
Oggi, la “gara delle gare” di triathlon, valida come unica
prova del campionato mondiale Ironman, si corre
ogni anno nella più pratica e funzionale location di Kona dunque non più
nell’isola di Ohau, bensì nell’ Hawaii Grand Island…
Ma a parte il cambio logistico, dovuto solo al continuo esplodere dei numeri
della manifestazione, questa gara che tutti gli atleti sognano si disputa
comunque nella patria di questo giovanissimo sport.
Girare Cracovia nel week end della maratona, con i nostri
amici è stato un vero spettacolo.
Già dal sabato (14 maggio) mattina la città era invasa da un
non so che di magico.
L'aria di festa smorzava l'arrabbiatura per un tempo
inclemente con temperature bassine e pioggia copiosa.
Tutto già pronto in piazza del Mercato, sede della partenza e dell'arrivo della
15ma Maratona di Cracovia.
Il graduale miglioramento del meteo scaldava non solo
l'aria, ma anche l'umore di tutti noi runners (tra cui molti italiani
incontrati a Malpensa).
Il Marathon EXPO per il ritiro pacco gara e pettorale si trovava un pò lontano dal centro... ma a Cracovia i taxi costano poco e con 15 Zloty (dividete per circa 4.3 per convertire in euro) un barbuto guidatore ci ha accompagnato allo stadio del Wisla Krakow.
Immancabile il giro tra gli stands, dove facilmente
riconoscevamo i “colleghi” marathoner.
Gente in tuta, o al massimo in jeans con
le immancabili scarpe da running rigorosamente ai piedi.
Del resto gli atleti
in trasferta sono come gli animali….si muovono a gruppettini.
Tornati in centro, il solito clima pre-gara.
Atleti che hanno già ritirato la sacca vagano per la città con la tipica
tracolla; gli altri si spostano con i taxi per non stancare le gambe chiedendo
informazioni circa il Marathon Expo e il ristorante più indicato dove consumare l'ultimo atto dei preparativi: la cena
della sera prima..
Il nostro?? Il “Calzone” un discreto ristorante italiano a 300 metri dall’albergo…..con pasta al pomodoro nel menù.

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pettorale...ritirato |
Al mattino della domenica, freddino (8 gradi) e un
bastardissimo venticello da nord, fastidioso quanto indesiderato.
Per fortuna che spesso spuntava il sole e che la minaccia di
pioggia sembrava avere pochissime probabilità concrete.
Il via 9 spaccate dalla piazza centrale per percorrere una bretella di circa 1Km dalla collinetta del Castello Reale di Wawel, per poi "tuffarsi" lungo la Wisla.
Il via 9 spaccate dalla piazza centrale per percorrere una bretella di circa 1Km dalla collinetta del Castello Reale di Wawel, per poi "tuffarsi" lungo la Wisla.
La gara attraversava in lungo e in largo il fiume con
passaggi non sempre agevoli.
Il vero spettacolo lo faceva la gente.
Tanti gruppi di animatori organizzati,
bande musicali, cittadini in giro che si fermano per incitare.
Non esiste il problema del traffico, degli automobilisti incavolati, delle
code, dell'intasamento. Quando c’è la Maratona….c’è la Maratona ..punto e
basta.
Tecnicamente la gara prevedeva due giri di un percorso di
circa 20Km con la bretella da completare alla fine per ritornare in piazza per
l’arrivo.
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Lungo la Wisla |
Pietro, che puntava a chiudere intorno alle 4 ore, è
rimasto leggermente indietro.
Poi ho provato a rimontare i palloncini delle 3h45m che mi precedevano di
qualche cantinaio di metri, ma sempre a vista.
Quando mi sembrava di averli finalmente raggiunti, non so perché, li ho persi nuovamente verso il 30mo Km.
Vietato abbattersi…. tanto come real time stavo "in vantaggio" di
almeno un minuto.
Arrivato il Km 37 mi è tornato in mente
il "muro" di Milano, quando ho dovuto fermarmi per camminare più di
un kilometro per “prendere in giro” una crisi di energie.
Stavolta invece NO. Nessuna crisi, nessun cedimento.
Anzi….le forze erano tali
da poter alzare di poco il ritmo e quei palloncini, che sembravano lontani, si sono
magicamente “ingranditi” fino a sbattergli contro proprio sotto la collinetta
del Castello di Wavel che indicava la fine del secondo (e ultimo) giro.
Il meraviglioso kilometro finale da correre nel rettilineo
di via Growska tra due ali entusiaste di folla che solo le transenne riuscivano a contenere.
Tra di loro Amalia, Giovanna e
Francesco…e una sgargiante bandiera della Trinacria, con la quale,
a mo’ di mantello ho tagliato il traguardo!
Il cronometro segnava 3h e 43minuti che è un tempo per me
molto soddisfacente con il quale ho “rosicchiato” circa 2 minuti alla
performance milanese.
Pietro, come preventivato, è arrivato poco dopo lo scoccare delle 4 ore con il
piccolo rammarico di una crisi di energie che, nel finale, gli ha tolto la
possibilità di finire al di sotto.
Ma la grande soddisfazione, come sempre, va molto al di la
del cronometro.
La vera gioia è di aver vissuto un week end spettacolare
assieme agli amici di sempre…correndo e portando a termine la maratona nello
scenario di una città sorprendentemente speciale!
E soprattutto ritrovarsi a festeggiare l'impresa con la medaglia al collo... davanti una succulenta bistecca (da qualcuno ribattezzata "carnazza") e gustandosi una meritatissima birra....
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Francesco, Giovanna, Pietro (& medaglia) , me stesso (& medaglia) e Amalia con la birra in mano in attesa della bistecca da divorare |
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Con la mia tifosa numero 1 dopo l'arrivo |
Non esprimo commenti sulla visita in quanto sarebbero strettamente
personali e probabilmente fuori luogo.
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Ingresso del lager di Birkenau |
Resto dunque in silenzio, quello stesso silenzio che ha accompagnato i momenti
di grande riflessione vissuti a Cracovia e nei suoi bellissimi dintorni, visitando una terra che oggi è un simbolo di
riscossa dopo essere stata martoriata dalla follia umana.
Pubblico solo le foto dei due ingressi divenuti celebri uno per l'alquanto contraddittoria frase (il lavoro rende liberi...) e l'altro per la visibile ferrovia che conduce direttamente....alla fine.
In uno dei primi post di questo blog invitavo a non confondere Triathlon e Ironman.
Ma comunque sia...nel 2000, quindi 16 anni fa, il triathlon è entrato nel mondo a 5 cerchi
diventando disciplina olimpica.
Dal 1978 (anno della nascita) passando per John Collins,
Gordon Haller, Mark Allen, Chris McCormak e Luc Van Lierde, al 2000 (anno in
cui il Comitato Olimpico accettò la proposta molto ambiziosa di un triathlon
alle olimpiadi) si moltiplicarono le
tipologie di gare in base alle diverse distanze.
Ad accomunarle un'unica regola: nuoto, bici e
corsa nell’ordine da disputare in sequenza e senza interruzioni passando tra
due zone cambio per le transizione nuoto-bici e bici corsa.
Nacquero le varie associazioni e federazioni internazionali, i comitati e le varie società sportive che ogni anno moltiplicano il panorama di gare e competizioni ormai in ogni posto del mondo dove si faccia sport.Da aprile a fine ottobre la stagione della "triplice" è piena zeppa di appuntamenti....ogni week end c'è l'imbarazzo della scelta su dove andare a gareggiare!
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I fratelli Brownlee in lotta contro Gomez a Londra 2012 |
Il triathlon è quindi sport olimpico...e la medaglia d’oro la si assegna in gara singola
percorrendo, come ormai sapete benissimo, 1.5Km a nuoto, seguiti da 40km in
bici e da 10km di corsa.
Al momento, la medaglia di Londra 2012 è al collo del
britannico Alistair Brownlee.
Ad oggi, nonostante un grande movimento e il continuo espandersi di questo sport anche in Italia, Daniel Fontana (per le discipline lunghe) e Alessandro Fabian (per le gare più brevi incluso l’olimpico) ci regalano delle belle soddisfazioni, rimanendo però un attimino distanti dai successi che contano e dagli atleti di livello assoluto come Jan Frodeno, Friedrich Van Lierde e Pete Jacobs (Ironman) e i fratelli Brownlee o il fortissimo Gomez nell’olimpico.
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Rettilineo d'arrivo della gara all'Idroscalo |
In questo “anomalo” 2016 (con due maratone già corse in
primavera), al momento, una sola gara vera.
Il Triathlon Olimpico dell’Idroscalo a Milano disputato in
un’incertissima giornata di fine aprile che, prevista con un meteo pessimo, si
è rivelata clemente per noi atleti…con solo una pioggerellina a mettere un po’
di sana suspance durante la frazione in bici. Della serie…non facciamoci mancare nulla.
Del resto, allenandosi poco sia su due ruote che in
piscina….non si poteva pretendere molto di più.
Nonostante tutto però, davanti all’immancabile tifo di
moglie e amici, me la sono cavata per niente male con un bel 2h30m finale
frutto di una bici a quasi 34Km/h (era piatta ma con tante inversioni e
rotonde) e una corsa finale a quasi 4.35 min/Km….che sono dettagli interessanti
solo per chi ne mangia di numeri…e ritmi. Per la cronaca ...ha vinto Daniel Fontana![]() |
Frazione swimming all'Idroscalo |
Ritmi da puro amatore…che ogni tanto, per puro esercizio
scherzoso, paragono agli atleti top che si allenano ogni giorno su tutte e tre
le discipline.
Tanto per dire…Alistair Brownlee vinse l’oro a Londra in 1h47 minuti
circa…..contro il mio 2h30 di Milano.
Insomma…in un’ipotetica gara …oggi arriverei dopo più di
40minuti dal…il campione olimpico!
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Arrivo in T1 dopo il nuoto...all'Idroscalo |
Mi piace pensare che allenandomi al massimo 4 volte alla
settimana (comprendendo tutte e tre le frazioni)…”incastrando” gli allenamenti
al mattino presto….o nella pausa pranzo e comunque sempre all’interno di
giornate lavorative tutt’altro che “easy” ..…
quei 40 minuti…tutto sommato…non sono neanche tanti!!!
Il mio mestiere è un altro.
A volte penso a cosa potrei fare se mi allenassi come Javier Gomez.
Ho letto il suo programma tipico....e seppur immaginando bene i suoi carichi di lavoro, sono rimasto esterrefatto.
Diciamo che quel tipo di allenamenti e soprattutto quella mole di lavoro, sono talmente maniacali e massacranti...che non rientrano nelle mie volontà!
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Verso il T2..sempre all'Idroscalo |
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Frazione running all'Idroscalo |
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Fine gara con gli amici....tifosi di giornata.... |
Per essere coerenti con il titolo del post ....vi ricordo che la storia, non solo sportiva, è fatta di cavalcate trionfali
e rimonte clamorose.
Ma in questo blog si parla di sport e molto spesso anche di
imprese che finiscono prima o poi per finire negli album dei ricordi. Ci sono due casi dl genere nel 2016.
E' il caso di una squadra di calcio che rinnovata in gran parte….sbaglia la partenza
stagionale concedendo ad almeno 4 accreditati avversari un vantaggio di dimensioni
inattese.
E' il caso di un ciclista che tentenna sulle prime rampe di gara apparendo
poco brillante e in evidente difficoltà di fronte a new entry del pedale …corridori
dai nomi strani, buffi da far sorridere e a volta anche impronunciabili, ma con
gambe potenti quanto basta.
Nessuno, nemmeno il sottoscritto, dopo i rispettivi inizi di competizione, avrebbe scommesso un euro su
quella squadra e su quel ciclista!
Un campionato di transizione può starci…..una gara nata male
fa parte del gioco. E poi, ci sono anche gli avversari, e non si può sempre vincere soprattutto se si ha addosso il non indifferente peso dell’essere i favoriti!
Una falsa partenza, la perdita di alcune certezze, una
preparazione forse non al 100%....a quei livelli incidono.
Poi, in Italia siamo esperti nel trasformare in un baleno
una corrazzata inaffondabile in una barchetta di carta, un fuoriclasse assoluto
in un cicloturista….con passaggio precipitoso dagli altari del trionfo alla
polvere della disfatta.
Ma a volte basta veramente poco……
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Chi ricorda ...la fine di questo tiro???? |
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Il Gruppo al Giro d'Italia 2016 con Nibali...nel passaggio da Paderno Dugnano...800 metri da casa mia |
E quella squadra inanella, una dopo l’altra, una serie mai
vista di vittorie.
Riparte, si avvicina, quasi raggiunge e poi aggancia gli
avversari dapprima in fuga.
Poi mette la freccia, sorpassa e a testa bassa e senza più guardare
indietro costruisce tra se e gli altri un solco irraggiungibile.
E quel ciclista, troppo presto inondato di critiche e crude
sentenze, prova a scattare e improvvisamente ritrova il giro di gambe che
sembrava perduto. Gli altri faticano, sono sorpresi…non capiscono. L’avversario ormai favorito e dal nome senza vocali prova a stargli dietro ma è forse al limite. Sbaglia una curva, finisce a terra e compromette tutto.
Gli altri non reggono più il ritmo e il nostro ciclista, gettando il cuore altre l’ostacolo, in tre passaggi si ritrova sull’altare rosa del Giro.
Le rimonte rendono più eccitanti ed epiche le vittorie! I
trionfi figli del recupero sono quelli che forse vengono ricordati più a lungo; il
tutto della serie: vi abbiamo concesso un vantaggio, non l’avete sfruttato…..e
allora vinciamo di nuovo noi.
Proprio così ….“di nuovo” …e nello sport si sa: Vincere una volta è
difficile…rivincere lo è molto di più!
Quella squadra è la Juventus….sempre due colori: dal
polveroso nero di inizio stagione….al bianco altare della vittoria: Scudetto e
Coppa Italia
Quel ciclista è Vincenzino Nibali, da Messina: dalla
bicicletta lanciata a terra per rabbia sull’alpe di Siusi….ai coriandoli rosa
di Torino e il suo secondo trionfo al Giro d’Italia!
Alla prossima....