martedì 27 ottobre 2015

Verso l'inverno....sempre in fuga!

 
Mi rituffo nel blog iniziandolo proprio nel week end in cui il ritorno all’ora solare ci restituisce il sonno sottrattoci nell’ormai lontano marzo.
Domenica 25 ottobre, sveglia “comoda” e via subito…. in fuga verso Terno d’Isola per la “classica delle foglie morte” del podismo amatoriale: La mitica Teremotata.
Garmin Connect....con mappe e resoconti di ogni avventura
Aria frizzante a consigliare un giusto riscaldamento per affrontare meglio i 15Km collinari e impegnativi con la scalata alla vetta degli alpini.
 
Saliscendi, asfalto, mulattiere, sterrato, strade vallonate e sconnesse, prato….guado del torrente….insomma un “percorso misto” ad alto coefficiente di difficoltà con la soddisfazione di un pacco gara finale da fare invidia alla spesa del centro commerciale.
 
Siamo in pieno autunno, i colori lo confermano. Le giornate tendono al “breve” e i riscaldamenti delle case hanno già timidamente iniziato ad agire.

 

Tipico "quadretto" autunnale fotografato durante un allenamento nella salita per Colle Brianza.




Ma per l’inverno c’è ancora tempo…..nel senso che percorreremo ancora diverse “tappe di trasferimento” verso quello che sarà (dicono) il grande freddo.
In questo ideale tragitto spazio-temporale toccheremo per primo il mio 43°compleanno, che si sta compiendo proprio in queste ore (me lo ricorda anche GOOGLE!!!) ….e che proverò a “esorcizzare” magari con un’impresa sportiva dalle elevate sensazioni…con effetto “age stopper”. Ma di questo ne parleremo in seguito.

Poi ci saranno i giorni che ricordano “i santi e i morti”  (non nominiamo Halloween per cortesia)….e che normalmente si associano ad usanze e  prelibatezze gastronomiche di ogni tipo.




I famosi "scardellini dei morti"....con annesso sfottò!!!!
A seguire arriverà la festa delle castagne e del vino…..nel giorno di S. Martino.
Il calendario ricorda un importante santo francese, gentiluomo, altruista e cavalier cortese,  che lega il suo nome non solo alla famosa “estate” dell’11 novembre, ma  anche al miracoloso trasformarsi del mosto…nella bevanda alcolica più bevuta al mondo: il vino, appunto.
L’autunno è anche il periodo della birra, e quindi la stagione in cui si riaccende l’ormai combattutissimo “duello” tra il fermentato di succo d’uva e quello di malto di cereale.
Il vino contro la birra …una “sfida” in cui si battaglia non solo a colpi di bicchiere.

 


Il primo…corposo, vero, maschio, nettare degli dei e di Bacco.
La seconda….schiumosa, leggera, femmina, figlia della dea Cerere.
La vendemmia, tipica del periodo autunnale, “sfida” l’Oktoberfest che più o meno nelle stesse settimane festeggia il ripresentarsi delle condizioni ideali per birrificare.
E tra gli appuntamenti che precedono il “generale inverno” a casa mia, ci sarà anche per quest’anno, la “cotta novembrina”. Bollicine, luppolo e malto faranno da contorno alla stagione….con l’dea di sperimentare un tipo di birra un po’ diverso: la wheat
Ne parleremo sicuramente più in la….e poi magari inserirò nei prossimi post una sezione dedicata al tema, con pareri e impressioni di chi avrà il piacere (spero) di gustarsela.
A tal proposito, due “aspiranti mastri birrai” come me e Amalia, non potevano lasciarsi sfuggire l’occasione per visitare una delle “Università Mondiali Della Birra”…ossia Bruxelles.

Giusto il tempo di un week end a suon di waffel, cioccolato e…..birra…chiaramente.
Un giretto-flash per sorprendersi davanti alla bellezza della Grand Plaza, gustarsi l’eleganza e l’ordine di una città modernissima e di…scoprire l’esistenza di una tale birra Karmeliet…prodotta dai monaci carmelitani (non credo scalzi) che operano da quelle parti.  
Sul dualismo vino / birra si potrebbe parlare per giorni tirando fuori discussioni di ogni tipo fino a farsi trascinare dal piacere di bersi un sano e salutare bicchiere.
Beh, non sarebbe male.....
Assaporiamo con gioia (senza eccedere...of course) queste meravigliose opere dell’inventiva umana, figli dell’utilizzo “virtuoso” della natura e di tutte le tradizioni che nascono dai frutti dalla terra.
Godiamoci l’autunno e tutti i suoi doni più belli….e che purtroppo oggi si contrappongono ai tristi scenari di una natura, non proprio madre bensì “matrigna vendicatrice” che si rivolta contro i propri figli.
Che dire dei soliti disastri causati, o meglio provocati, da precipitazioni impetuose che hanno messo in ginocchio il centro-sud, isole comprese creando sfaceli inverosimili e senza risparmiare vite umane?
Da piccolo o da…più giovane non avevo mai sentito parlare di “bombe d’acqua”.

Milazzo sullo sfondo dopo l'inondazione del Longano: Scenari disastrosi




































Al massimo le avrei goliardicamente assimilate a qualche gavettone punitivo…di quelli che andavano di moda al tempo degli scherzi dell’età post adolescenziale, quando serviva grande inventiva nell’ideare la strategia più adatta a colpire in modo inatteso gli amici/nemici.
Oggi con questo termine si definisce invece una precipitazione che quantitativamente interesserebbe l’arco di un mese ma che però viene giù nel breve volgersi di qualche ora.
Ma quale terreno riuscirebbe mai ad assorbire ondate così frequenti di simili fenomeni?
Figuriamoci un territorio che, scusate la banalità, non è più quello di una volta e che credo soffrirebbe comunque l’attuale comportamento del clima impazzito!
Ed ecco che...bere un bicchiere di buona birra, capirne la provenienza e riflettere su quanto sorprendente e magnifico sia il risultato della “morte” di un chicco d’orzo, restituisce gioia e piacere non solo al palato.

Un’occasione d’oro per un momento di “fuga”, un tentativo di scappare dalla tristezza che si prova nell’assistere a certe scene, specie se ci toccano da vicino.



Uno spunto per rimettere a pieno titolo la parola "madre" davanti a quello di "natura".





Ritornando al (lento) ....viaggio verso l'inverno...ripiombo a gamba tesa sullo sport.....che in autunno regala grandi occasioni per arrivare gradualmente alle fredde incognite che inesorabilmente verranno.

Ghiaccio, neve, brutto tempo, influenze e malanni vari…possono ancora aspettare...per almeno un'altra manciata di settimane. 
Gare di ogni tipo si snodano lungo un calendario fittissimo.
Mezze maratone praticamente ogni settimana, non competitive con l’imbarazzo della scelta, gare veloci e 10Km a bizzeffe e l’idea maratona…sempre li a stuzzicare l’appetito.

Messi in archivio i triathlon…. punterò sicuramente ad almeno una mezza maratona fatta bene con l’idea orientata sull’Alpin Cup del Parco Nord (15 novembre).
La sacca da triathlon è ormai tornata in cantina chiusa in una grande busta trasparente....quasi sottovuoto per conservarla al meglio evitando la naftalina che ne altererebbe l'inconfondibile odore....
La stagione agonistica della triplice, come ogni anno divisa in due (pre e post ferie), è terminata troppo velocemente per i miei gusti.
Lasciatici con il ricordo, credo anche drammatico, della gara nel girarrosto di Iseo, riprendo la storia come si farebbe scrivendo un diario….

Domenica 27 Settembre 2015 – Lido di Jesolo  (VE)–
Ritorno alle gare dopo le ferie...e digerita la jettatura del diluvio universale di Lodi...che mi ha fatto "saltare" l'appuntamento (gara sprint del 13 settembre).
Recarsi “dall’altro lato” della penisola….percorrendo più di 300Km in auto con una gran voglia di tornare alle competizioni, ma non solo!
Grande desiderio di respirare aria di gara, di vivere l’atmosfera che si crea attorno ai gonfiabili nelle vicinanze della partenza.
Voglia di farsi avvolgere da quello “strano nervosismo”  che la tensione pre-gara mette addosso a tutti, me compreso, che di solito non sono mai in lotta per la vittoria!

Voglia di godersi ogni attimo vissuto con l’amica adrenalina a fianco che, oltre a caricare il corpo, esalta tutte le sensazioni….compresi gli inconfondibili odori che provengono dal “cuore pulsante” della gara: la mitica “zona cambio".

Quello intenso del grasso di freni e catena della bici, quello aspro e “terroso” dei copertoni, il pungente e plastico della muta da nuoto, il quasi tannico della sacca e cosi via….
Ogni oggetto da triathleta (sono tanti e tutti di vitale importanza) ha una propria forma, un proprio colore, in genere decisi prima….. stabiliti quasi sempre in fabbrica!
L’odore invece è sempre qualcosa di più evocativo….direi quasi di personale in quanto figlio dell’utilizzo, espressione del “vissuto” fino a diventare, più dei colori e delle forme, il vero il protagonista della zona cambio.
Triathlon Olimpico di Jesolo Lido, in un week end di fine settembre e nel centro di una località quasi in preda alla malinconia….figlia del non facile “distacco” dalla stagione estiva ormai agli sgoccioli.
A Jesolo, andare in fuga è significato dare il massimo provando a mettere dietro la rabbia per una frazione a nuoto cancellata causa un mare leggermente mosso (imposizione a sorpresa della Capitaneria di Porto….ma noi siamo triathleti, mica bagnanti improvvisati!).

Partenza  dalla spiaggia correndo come un matto sulla sabbia per raggiungere la zona cambio in tempo per notare una bicicletta, ovviamente la mia, con la ruota davanti  “a terra”!




Della serie…..rabbia sconfitta, ma la “sfiga” manco per niente!




Lo spray fast & furious non ripara un bel niente….e la gomma resta sgonfia!
Ritirarsi?  Beh …..qualche pensiero passeggero!
Poi prevale fortunatamente la forza per uno scatto repentino.....un nuovo tentativo di “fuga” per mettere alle spalle la negatività vestita da incidente meccanico.



Riparto a tutta tra gli applausi scroscianti della gente che, molto interessata, aveva assistito ad un corso di riparazione e montaggio ruota andato in onda in diretta giusto a pochi metri dalla linea di salita in bici!
Corso tenuto dal sottoscritto che, per altre lezioni, rimanda a …..data da destinarsi e speriamo mai!


 



Quasi 10 minuti “regalati” alla prestazione cronometrica, ma non alla mia personale classifica delle sensazioni.
40 mila metri di bici corsi a tutti “manetta” a quasi 35Km/h di media e poi 10Km running tirando al massimo e ingoiati in meno di 45minuti che, per me, è già un tempo discreto se corso ….”da solo”!!
 
 






















Che peccato per la beffa del nuoto…..e la foratura.


Sarebbe stata una gara bellissima in cui, ad ascoltare i messaggi del corpo, avrei anche avvicinato il mio miglior tempo in un olimpico.

Pazienza! All'arrivo si giunge sempre e comunque col sorriso!!


 
Domenica 11 Ottobre 2015  - Chiaverano (TO) -
Chiaverano, vicino Ivrea, provincia di Torino, sotto le Alpi, sfiorato dal Po’, sulle rive del lago di Sirio……
Sembra una filastrocca ma non lo è.
E’ invece la storia dell’ultimo triathlon dell’anno.
Una gara indimenticabile nata sotto il segno dell’aspirina mandata giù al risveglio mattutino per affossare uno strano quanto indesiderato mal di testa!
Una gara indimenticabile per  la bellezza del territorio in cui si è svolta.
Indimenticabile perché non capita tutti i giorni di correre con il sostegno di tifosi organizzati con sister Gabriella a guidare il gruppo degli “ultras”!




Indimenticabile anche per il dono di essere coincisa con una giornata ideale: cielo azzurro, aria tersa, sole, tepore autunnale….sensazione di respirare natura.



Nessun intoppo stavolta: tutto in regola…il lago di Sirio calmo come una tavola e neanche troppo freddo.

L’importante era non forare in bici….(dopo Jesolo gonfio le ruote a 7.5 e non a più di 8 come ero, forse erroneamente, abituato a fare).


Le immagini, come sempre, parlano di più delle mie parole..
 

Riporto solo
qualche cenno tecnico per descrivere velocemente gli 800 metri di nuoto percorsi con la muta e quasi in apnea!


 
Rimozione muta ...complicata e soliti problematici attimi (forse qualcosa in più) in zona cambio ...per il "disgraziatissimo" T1.


Una bici molto impegnativa!

Del resto ...andate a trovarla voi la pianura da quelle parti!



Quasi 27Km con un D+  (dislivello positivo) di 800 metri, salite a tratti pedalabili e spesso anche no… e discese da “brivido”.


Persino il running finale, di quasi 5Km, non è stato una passeggiata…..anzi!



Si andava su e giù su valloni sconnessi e strade pietrose…..quasi correndo una corsa campestre di quelle “toste”.


Fatica abbastanza mascherata per non mostrami troppo sofferente nel "green carpet" del rettilineo finale….quando con la coda dell’occhio, avevo già localizzato i miei supporters!!







Poco interesse sul tempo finale di un triathlon, classificato come SPRINT, ma definibile come “atipico”  (comunque chiuso in 1:49:22).
Il risultato in classifica invece …..mi soddisfa tantissimo.

59° su quasi 130 partenti…il che vuol dire essere rientrato nella parte sinistra della classifica!


Grazie soprattutto ai miei meravigliosi ...fans!!!!




Una stagione triathlon 2015 costellata da soddisfazioni, ma anche da imprevisti e difficoltà.
Momenti e situazioni “particolari” che hanno contribuito ad arricchire di altri tasselli il mosaico di questo sport rendendo meglio l’idea di cosa sia veramente il triathlon.
Le forature in gara (da autogestire) all’Idroscalo e a Jesolo, il caldo torrido di Iseo, la beffa della cancellazione dell’Olimpico di Milano, la rinuncia per diluvio a Lodi e il taglio del nuoto sempre a Jesolo...della serie che in questo sport…succede di tutto!



































Per fortuna, ma credo anche per una discreta dose di bravura mia, mai nessun problema più serio…..leggasi cadute in bici o altri malanni vari ( vai con gli scongiuri.....)
 
E andiamo avanti così…..sempre in fuga, sempre all'avventura...lontani dalla noia, dalla staticità, dallo stress, dalla sindrome del…”meglio il divano”, dal “...ma chi te lo fa fare”, dal “....con questo caldo????” e dal “...con questo freddo???”

In fuga verso luoghi e momenti in cui la mente sta a proprio agio….raggiungibili in tanti modi....con un giro in bici, un viaggio, una lettura, un bicchiere di birra, o una gara....

Una fuga che conduce anche verso piacevoli scoperte....come quella di realizzare quanto "potenti" e "contagiosi"...siano certi virus!

Grande Cyril al suo primo triathlon
Con un sorrisetto malandrino sulle labbra (dovreste gurdarmi adesso..) e una punta d'orgoglio aggiungo a questo post la foto del mio amico, collega e...lettore Cyril (nella foto con il numero 26) che dalla bretone Rennes in Francia....si è anche lui tuffato nel mondo del triathlon.

Gli chiederò di scrivere un commento (anche in francese..) sull'entusiasmo con cui mi ha raccontato l'esperienza dell'esordio in una gara sprint.


Una bella soddisfazione per lui e una anche per me .....per un nuovo triathleta arrivato a questo sport anche grazie al mio blog!!!


Spedire "cartoline" è uno dei momenti catartici (e anche finali) del blog....che infatti  concludono la mia scrittura....e la vostra lettura....

Quelle di questo post le spedisco da due luoghi .... che sicuramente hanno contraddistinto il 2015 ed in particolare l'estate appena archiviata.
 
La prima cartolina .....parte da EXPO!
Fotografia scattata dal sottoscrittto durante gli spettalolari giochi d'acqua dell'Albero della Vita
L'evento degli eventi che ultimamente sembra diventato …un continuo superamento di record....di esaltazione numeri.
 


Lunghezza (impressionante) delle code agli ingressi, ore di attesa davanti ai padiglioni più “gettonati” (Giappone, Kazakistan, Emirati Arabi….), quantità di visitatori al giorno (più di 250 mila….nel weekend), totale di bigletti venduti (tetto dei 20 milioni già superato)…nonché il record di smartphones diretti sull’albero della vita a riprendere per intero lo spettacolo serale delle fontane luminose a ritmo di musica!
Fotografia scattata dal sottoscrittto durante gli spettalolari giochi d'acqua dell'Albero della Vita con vista sul Padiglione Italia
 
In tutto questo caos c’è come la sensazione che il motto “Feed the planet, energy for the life”…..sia passato in secondo piano!
 
Qualche interrogativo, in effetti resta.
Che cosa conserveremo di questo evento e quale sarà il vero “lascito” di EXPO?
Quanto realmente inciderà sul territorio e sulle abitudini di tutti noi?
Per quanto tempo ricorderemo lo stupore e le emozioni vissute ascoltando la storia della fantastica bambina protagonista del padiglione degli EAU?

Magari troveremmo le risposte nei prossimi mesi.
 

Fotografia scattata dal sottoscrittto all'ingresso del Padiglione ZERO
A mio avviso, oggi, l’unica certezza, è che Milano e l’Italia hanno comunque dimostrato di saperci fare...di saper stare alla grande al centro dell’attenzione mondiale!
 
La città e i dintorni hanno risposto benissimo e l’organizzazione dell’evento si è rivelata di alto livello.
Ci saranno sicuramente i delusi, quelli del “EXPO=cosa inutile”, quelli del “tanti soldi buttati” e i soliti scontenti a prescindere!

Pazienza....degustibus!
Io l'ho visitato ben 3 volte e, di sicuro, mettere piede dentro EXPO è stata una esperienza indimenticabile della quale ricorderò la “grande bellezza” di cui questa fiera universale si è vestita….indossando l’abito più spettacolare per mostrarsi al mondo.
Fotografia scattata dentro il Padiglione Italia.....Conoscete le due tipe??
Per me non è solo una semplice questione di estetica, di involucro esterno, di apparenza!
 
E’ soprattutto un “fatto di gusto”, di ricerca del bello e del raffinato.

Un esempio di come vanno curati i particolari che non sono mai semplici dettagli in tema di bellezza!
 
Insomma è soprattutto una questione di stile, di creatività, di studio….e quindi anche di cultura!

Fra 4 giorni...tutto si concluderà.....con un po' di malinconia! 

Fotografia scattata dal sottoscrittto nello spazio Sicily dell'area destinata alle regioni italiane
L’albero della Vita, il Decumano, Cascina Triulza….entreranno nell’album dei ricordi.

Da inguaribile italiano e italianista, penso a EXPO come ad una scommessa vinta!
Penso ad un paese che si è orgogliosamente ritrovato davanti ad un occasione irripetibile, raccontando di se e della propria unicità e soprattutto dimostrando di essere meraviglioso.....proprio come recitano i cartelloni lungo le nostre autostrade.
 
Magari sarà proprio questo il più grande “lascito”, la reale “eredità di EXPO”, la vera “carta di Milano”….indirizzata a noi stessi…..agli italiani!

Non molto a che fare con …”feed the planet”? Posso anche essere d’accordo!
Ma se ci pensiamo bene…..EXPO come “sponsor mondiale dell’Italia” e come fonte rigeneratrice di un po’ di orgoglio italiano….non credo sia poco!
 
 

La seconda cartolina la spedisco dalla Sicilia ed ha a che fare ancora con lo sport.

Una cartolina con foto scatta sul percorso che da Villapriolo conduce ad Enna passando per Calascibetta.
Una escursione da anni parte dei miei “desideri ciclistici” mai realizzati per mancanza dell’elemento fondamentale: la bici!
Quest’anno mi sono tolto lo sfizio di colmare questa grave lacuna godendomi metro per metro quella strada mai pianeggiante, tutta tornanti….stile “mangia e bevi” con salite di livello medio-facile che attraversano le colline dell’entroterra siciliano.
Foto d'archivio della frana
La frana che quasi 3 anni fa distrusse la strada principale verso Calascibetta (SS290) obbliga le macchine ad avventurarsi su un lungo sentiero (per fortuna asfaltato) che “aggira” il tratto impraticabile e che si arrampica letteralmente su per le colline.

Chi ama le salite in bici può provare l’ebbrezza di scalare alcuni strappi con pendenze di oltre il 10% su una lingua di strada larga non più di 3 metri!
Non c'è un grande movimento di macchine da quelle parti, ma chi ci passa in auto deve mettere in conto che, incrociare un altro veicolo, potrebbe rappresentare un'esperienza "drammatica".
Con la mia mountain bike, comprata on-line e fatta recapitare direttamente a casa dei miei suoceri, ho “vissuto” l’intrigante viaggio attraverso quei 41Km che da Calascibetta riportano al paese (Villapriolo) passando dal Buonriposo, dal bivio di Enna e poi, per ultimo, da Villarosa.

Un’escursione di grande impatto emotivo attraverso secche distese di terra che, con la loro silenziosità, raccontano meravigliose storie di vita agreste dove il tempo scorre seguendo il sole che illumina i campi….diffondendo l’odore delle più vere tradizioni del territorio interno della Sicilia.
Veduta aerea di Calascibetta
 
Insomma, una “passeggiata” dal notevole fascino e non priva di qualche rischio.
Incontrare una mandria di buoi o di pecore lungo la strada è abbastanza facile così come imbattersi in cani sciolti che, per difendere il loro territorio, rincorrono chiunque abbaiando incazzatissimi….quasi a rendere l’allenamento un po’ più ….”avventuroso”.
E comunque…per l’atleta di turno…le vera difficoltà non sono gli incontri ravvicinati, bensì le pendenze che si alternano in un continuo sedersi e alzarsi di sella avendo l’ombra come unica compagna di viaggio.   
Il percorso descritto....secondo Garmin Connect
Percorrendo la strada in discesa, con le dita ben tese sui freni, si avverte la sensazione che, dovendo tornare allo stesso livello altimetrico, la salita (che prima o poi verrà) sarà molto dura…lunga e tosta.
Pensieri e preoccupazioni che di solito affiorano nell’esplorare tragitti nuovi.
La bella notizia è che in realtà, non è quasi mai così, anzi….è proprio il contrario!
La strada che sale possiede la magica capacità di “comprimere” lo spazio e il tempo rivelandosi un po’ meno cattiva di quanto la si immagini.
E’ vero! Non ho ancora scalato né il Mortirolol’Alpe Duez ma…Ghisallo, Montevecchia, Colle Brianza, Tindari, Santa Lucia del Mela e..per ultime le colline ennesi mi hanno regalato sempre queste sensazioni positive….per le quali vale sicuramente la pena di puntare la sveglia presto al mattino, prendere la bici e….andare in fuga!!!!
Nel ciclismo il concetto di fuga si esprime nell’attimo in cui, anche il solo tentativo di....scappare dal gruppo regala all’atleta la ribalta, a prescindere dal risultato finale di quello sforzo!
E poi si può andare in fuga anche  per…”seminare” la routine intraprendendo, sempre e con coscienza, strade nuove senza ingigantire le difficoltà o mettendosi davanti troppi ostacoli…il più delle volte solo “virtuali”. 
Con queste sensazioni......vi lascio, ringraziandovi per aver letto questo post e soprattutto per la grande soddisfazione che mi date nel farlo. 

Buon autunno a tutti.......e mi raccomando..."sempre in fuga"!!!!