venerdì 17 giugno 2016

In giro nel tempo...lungo le strade della fatica..e delle rimonte storiche!!!



In quell’alba di 2500 anni fa Filippide non avrebbe neanche lontanamente immaginato che la “sua” maratona sarebbe poi diventata la gara olimpica più famosa del mondo.

Per i runners, l’impresa dell’emerodromo ateniese “rivive”  un certo numero di volte durante l’anno.. dall’adrenalinico sparo della pistola alla partenza …fino al transito sotto lo striscione d’arrivo quando la gioia di avercela fatta è direttamente proporzionale alla fatica!

Dopo 42Km di  corsa e tagliato il traguardo si è in genere molto provati e ogni operazione diventa difficile…compreso il “semplice” pigiare col dito sul pulsante del cronometro per fermare il tempo.

 
Fermare il tempo per poter poi rileggere a freddo tutti i dettagli numerici della gara, ossia passo, ritmo, passaggi, tempo finale, battiti, calorie e via dicendo.

due maratoneti di lusso
Fermare il tempo anche per godersi ogni attimo dell’impresa, facendosi passare davanti tutte le istantanee scattate con gli occhi durante quel viaggio che sembra maledettamente lungo e pieno di paure alla partenza…..e che incredibilmente si “comprime” quasi in modo relativistico riducendosi ad un insieme di ricordi da tenere tutti dentro.

Tutto ciò fa parte del “pacchetto all-inclusive” chiamato Maratona…una specie di scommessa “prendere o lasciare” al quale ho affibbiato una mia personalissima definizione.

Per me la maratona è quella gara in grado di innescare una lotta tra mente e corpo….al punto che mentre la sto correndo penso (…anzi giuro) che sarà l’ultima, ma che un passo dopo il traguardo mi regala la sicurezza di ritrovarmi nuovamente al via!

 
Circa 40 anni fa un branco di baldi marines in servizio alle isole Hawaii e per la precisione nell’isola di Ohau (nemmeno troppo sfortunati…a dire il vero), sicuramente in preda ad una scarica di follia fuoriuscita da chissà quali estenuanti esercitazioni, discutevano su quale fosse la gara sportiva di resistenza più dura tra un insieme di tre competizioni locali.

La baia di Waikiki..isola di Ohau alle Hawaii
La prima: una gara di nuoto di “soli” 3 kilometri e 800metri, quasi una traversata da lato a lato della baia di Waikiki nel paradisiaco arcipelago hawaiano e che si corre ancora oggi dalla fine del 1800. Per coloro che volessero provarla, si chiama la “ Waikiki Rough Water Swim”.  

La seconda: una gara di ciclismo denominata “Around Oahu Bike Race”, di circa 180Km suddivisi in almeno due tappe, probabilmente sterrati con tratti single track e quindi da correre in mountain bike…

La terza:  la più “tranquilla” e nota Maratona di Honolulu che da 45 anni attrae atleti da tutto il mondo e che si svolge in un meraviglioso percorso respirando la splendida brezza dell'oceano pacifico. 

I luoghi ...origine del triathlon
Avere addosso l’uniforme dei marines presuppone essere dei buoni …anzi degli ottimi atleti da quel che mi risulta.

Chissà con quale strano pensiero in testa quel branco di soldati aveva intavolato una simile discussione.

Chissà se le diverse idee a riguardo trovarono poi una preferenza…anzi una convergenza verso una delle tre massacranti competizioni sportive.
 

Cracovia, per la Polonia, è sinonimo di storia e tradizione.
Una città splendida e particolare. Sembra piccola ma, tra il centro e gli immediati dintorni, offre un ventaglio ampio e variegato di bellezze. Del resto, il marchio UNESCO è ben inciso nelle strade e nelle piazze di questo posto.

Cracovia in piazza..e la Cattedrale di S. Maria
Una città in cui si respira un’emozionante aria di pace. Un luogo silenzioso e garbato che trasmette serenità e calma.

La storia di Cracovia è antica e si intreccia con quella del regno di Boemia a tal punto che gli scorci della città, cosi come i nomi di diversi luoghi, ricordano tantissimo la meravigliosa Praga.
Per intenderci….“Stare Miesto” è anche a Cracovia  il centro storico….
Scena serale in piazza del Mercato

Come tutte le  città più belle del mondo è attraversata da un fiume …..la Wisla (o Vistola ..italianizzando al massimo).

La Wisla...il fiume di Cracovia
Roma è bagnata dal Tevere, Londra dal Tamigi e poi Parigi e la Senna, Torino e il Po’, Vienna e Budapest si specchiano sul Danubio, Praga sulla Moldava, Dublino sul Liffey….e Milano….ad essere generosi ringrazia Leonardo e i sui Navigli….

Cracovia è molto cattolica.
 
Girando per i vicoletti ci si trova spesso sulle orme di tanti sacerdoti novizi, diaconi e seminaristi e con un pizzico di fantasia si può anche immaginare di sentirsi sfiorati dall’ombra di un uomo caro a molti di noi, un personaggio che da queste parti era di casa e che risponde al nome di Karol Woijtila.

Giovanni Paolo II..."Il Papa"
La “presenza” di Giovanni Paolo II, o meglio di Jana Pawla II,  la si “respira” veramente. Sembra proprio che da un momento all’altro debba magicamente spuntare fuori dall’imponente portone dell’Università Jagellonica, o affacciarsi dal balcone dell’Arcivescovado.

A Cracovia in questi giorni, da una facciata della splendida cattedrale di Santa Maria,  campeggia un display con un conto alla rovescia che scadrà il 26 luglio 2016 quando la citta aprirà le porte a milioni di pellegrini per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Una festa …voluta proprio da quello che per molti di noi….resterà sempre …”il Papa” e che dal 1986 richiama sempre in giro per il mondo un’infinità di giovani… d’età e di spirito. 

 
 
Il Castello di Wavel, residenza dei reali al tempo della monarchia e luogo simbolo di Cracovia
Si narra che un comandante della marina militare americana ...di stanza alle Hawaii e ovviamente atleta di buon livello, per porre fine all’ormai lunga discussione su quale fosse la gara sportiva più dura delle tre… lanciò una specie di “provocazione”.
Il comandante J. Collins con la moglie Judy...inseparabili atleti
E fu così che il signor capitano dei marines John Collins ideò una specie di esercitazione militare estrema composta da una nuotata  di 3,8Km lungo la baia di Waikiki, una pedalata di 180Km attorno all’isola e una “sgambatina” di corsa di 42Km.…proprio nei paraggi di Honolulu..tutto rigorosamente in alternanza, senza soste e in completa autosufficienza alimentare e tecnica….

Agli “ordini indiscutibili” di tale Signor Collins, in un giorno d’estate del 1978 (pensate di quanti secoli questo sport sia…più giovane della Maratona…) si corse il primo Triathlon della storia…nella versione più dura ossia l’Ironman.  
Nacquero così le “transition zone”…o “zone cambio” in italiano…le vere protagoniste del triathlon…la dove la frenesia deve essere gestita al meglio…in cui le cose più semplici diventano maledettamente complicate, dove la tensione e i battiti accelerati rendendo spesso un impresa tramutarsi in ciclista essendo un nuotatore al T1...per poi posteggiare la bici per trasformarsi in runner al T2.

La zona cambio .....dell'ultimo  triathlon
 
Alla prima edizione, parteciparono solo 15 atleti…quasi tutti militari.
Un certo Gordon Haller, in poco più di 11 ore e mezza, tagliò per primo il traguardo. Secondo alcune voci dell’epoca, dopo la gara, il primo ironman della storia ebbe a dire: “il triathlon…è un’esperienza stupefacente…..certamente  qualcosa che non mi aspettavo potesse mai accadere”.
Gordon Haller, primo Ironman nella storia
Non ci volle molto a chiamare Ironman lo sport nato più o meno come vi ho raccontato sopra.

Del resto Ironman non ha bisogno di traduzioni al punto che il significato sta proprio dentro la parola stessa.

Oggi, la “gara delle gare” di triathlon, valida come unica prova del campionato mondiale Ironman,  si corre ogni anno nella più pratica e funzionale location di Kona dunque non più nell’isola di Ohau, bensì nell’ Hawaii Grand Island…
Ma a parte il cambio logistico, dovuto solo al continuo esplodere dei numeri della manifestazione, questa gara che tutti gli atleti sognano si disputa comunque nella patria di questo giovanissimo sport. 




 

Girare Cracovia nel week end della maratona, con i nostri amici è stato un vero spettacolo.

Già dal sabato (14 maggio) mattina la città era invasa da un non so che di magico.
 
L'aria di festa smorzava l'arrabbiatura per un tempo inclemente con temperature bassine e pioggia copiosa.
Tutto già pronto in piazza del Mercato, sede della partenza e dell'arrivo della 15ma Maratona di Cracovia.
Il graduale miglioramento del meteo scaldava non solo l'aria, ma anche l'umore di tutti noi runners (tra cui molti italiani incontrati a Malpensa).

Il Marathon EXPO per il ritiro pacco gara e pettorale si trovava un pò lontano dal centro... ma a Cracovia i taxi costano poco e con 15 Zloty (dividete per circa 4.3 per convertire in euro) un barbuto guidatore ci ha accompagnato allo stadio del Wisla Krakow.


Immancabile il giro tra gli stands, dove facilmente riconoscevamo i “colleghi” marathoner.
Gente in tuta, o al massimo in jeans con le immancabili scarpe da running rigorosamente ai piedi.
Del resto gli atleti in trasferta sono come gli animali….si muovono a gruppettini.
Tornati in centro, il solito clima pre-gara.
Atleti che hanno già ritirato la sacca vagano per la città con la tipica tracolla; gli altri si spostano con i taxi per non stancare le gambe chiedendo informazioni circa il Marathon Expo e il ristorante più indicato dove consumare l'ultimo atto dei preparativi:  la cena della sera prima..

Il nostro?? Il “Calzone” un discreto ristorante italiano a 300 metri dall’albergo…..con pasta al pomodoro nel menù.

pettorale...ritirato
 
Al mattino della domenica, freddino (8 gradi) e un bastardissimo venticello da nord, fastidioso quanto indesiderato.
Per fortuna che spesso spuntava il sole e che la minaccia di pioggia sembrava avere pochissime probabilità concrete.

Il via  9 spaccate dalla piazza centrale per percorrere una bretella di circa 1Km dalla collinetta del Castello Reale di Wawel, per poi "tuffarsi" lungo la Wisla.
La gara attraversava in lungo e in largo il fiume con passaggi non sempre agevoli.
Il vero spettacolo lo faceva la gente.
Tanti gruppi di animatori organizzati, bande musicali, cittadini in giro che si fermano per incitare.
Non esiste il problema del traffico, degli automobilisti incavolati, delle code, dell'intasamento. Quando c’è la Maratona….c’è la Maratona ..punto e basta.
Tecnicamente la gara prevedeva due giri di un percorso di circa 20Km con la bretella da completare alla fine per ritornare in piazza per l’arrivo.

Lungo la Wisla

La mia gara personale si è svolta lineare e senza affanni per tutto il primo giro.
Pietro, che puntava a chiudere intorno alle 4 ore, è rimasto leggermente indietro.
Poi ho provato a rimontare i palloncini delle 3h45m che mi precedevano di qualche cantinaio di metri, ma sempre a vista.
Quando mi sembrava di averli finalmente raggiunti, non so perché,  li ho persi nuovamente verso il 30mo Km.
Vietato abbattersi…. tanto come real time stavo "in vantaggio" di almeno un minuto.
Arrivato il  Km 37 mi è tornato in mente il "muro" di Milano, quando ho dovuto fermarmi per camminare più di un kilometro per “prendere in giro” una crisi di energie.



Stavolta invece NO. Nessuna crisi, nessun cedimento.
Anzi….le forze erano tali da poter alzare di poco il ritmo e quei palloncini, che sembravano lontani, si sono magicamente “ingranditi” fino a sbattergli contro proprio sotto la collinetta del Castello di Wavel che indicava la fine del secondo (e ultimo) giro.
Il meraviglioso kilometro finale da correre nel rettilineo di via Growska tra due ali entusiaste di folla che solo le transenne riuscivano a contenere.  Tra di loro Amalia, Giovanna e Francesco…e una sgargiante bandiera della Trinacria, con la  quale,  a mo’ di mantello ho tagliato il traguardo!


Il cronometro segnava 3h e 43minuti che è un tempo per me molto soddisfacente con il quale ho “rosicchiato” circa 2 minuti alla performance milanese.
Pietro, come preventivato, è arrivato poco dopo lo scoccare delle 4 ore con il piccolo rammarico di una crisi di energie che, nel finale, gli ha tolto la possibilità di finire al di sotto.
Ma la grande soddisfazione, come sempre, va molto al di la del cronometro.
La vera gioia è di aver vissuto un week end spettacolare assieme agli amici di sempre…correndo e portando a termine la maratona nello scenario di una città sorprendentemente speciale!
E soprattutto ritrovarsi a festeggiare l'impresa con la medaglia al collo... davanti una succulenta bistecca (da qualcuno ribattezzata "carnazza") e gustandosi una meritatissima birra....

Francesco, Giovanna, Pietro (& medaglia) , me stesso (& medaglia) e Amalia con la birra in mano in attesa della bistecca da divorare
Con la mia tifosa numero 1 dopo l'arrivo

Un week end polacco che, dopo un tira e molla emotivo della serie …”andiamo – non andiamo” si è concluso con la con la coda della visita al lager di Auschwitz-Birkenau …proprio alle porte di Cracovia.
Ingresso principale del Lager di Aushwitz
 Non esprimo commenti sulla visita in quanto sarebbero strettamente personali e probabilmente fuori luogo.
Ingresso del lager di Birkenau

Resto dunque in silenzio, quello stesso silenzio che ha accompagnato i momenti di grande riflessione vissuti a Cracovia e nei suoi bellissimi dintorni, visitando una terra che oggi è un simbolo di riscossa dopo essere stata martoriata dalla follia umana.

 
Pubblico solo le foto dei due ingressi divenuti celebri uno per l'alquanto contraddittoria frase (il lavoro rende liberi...) e l'altro per la visibile ferrovia che conduce direttamente....alla fine. 

In uno dei primi post di questo blog invitavo a non confondere Triathlon e Ironman.
Chi è sportivo praticante..conosce bene la differenza, facendosi di conseguenza una risatina nel sentire spesso quelle tante…troppe persone che parlano di maratona per indicare una qualunque corsa a piedi.

Ma comunque sia...nel 2000, quindi 16 anni fa, il triathlon è entrato nel mondo a 5 cerchi diventando disciplina olimpica.

Dal 1978 (anno della nascita) passando per John Collins, Gordon Haller, Mark Allen, Chris McCormak e Luc Van Lierde, al 2000 (anno in cui il Comitato Olimpico accettò la proposta molto ambiziosa di un triathlon alle olimpiadi)  si moltiplicarono le tipologie di gare in base alle diverse distanze.  
Ad accomunarle un'unica regola: nuoto, bici e corsa nell’ordine da disputare in sequenza e senza interruzioni passando tra due zone cambio per le transizione nuoto-bici e bici corsa.
Nacquero le varie associazioni e federazioni internazionali, i comitati e le varie società sportive che ogni anno moltiplicano il panorama di gare e competizioni ormai in ogni posto del mondo dove si faccia sport.

Da aprile a fine ottobre la stagione della "triplice" è piena zeppa di appuntamenti....ogni week end c'è l'imbarazzo della scelta su dove andare a gareggiare!

I fratelli Brownlee in lotta contro Gomez a Londra 2012
Il triathlon è quindi sport olimpico...e la  medaglia d’oro la si assegna in gara singola percorrendo, come ormai sapete benissimo, 1.5Km a nuoto, seguiti da 40km in bici e da 10km di corsa.
Al momento, la medaglia di Londra 2012 è al collo del britannico Alistair Brownlee.

Ad oggi, nonostante un grande movimento e il continuo espandersi di questo sport anche in Italia, Daniel Fontana (per le discipline lunghe)  e Alessandro Fabian (per le gare più brevi incluso l’olimpico) ci regalano delle belle soddisfazioni, rimanendo però un attimino distanti dai successi che contano e dagli atleti di livello assoluto come Jan Frodeno, Friedrich Van Lierde e Pete Jacobs (Ironman) e i fratelli Brownlee o il fortissimo Gomez nell’olimpico.
Per quanto mi riguarda…..e come ben sapete, io gareggio su distanze brevi con la gara olimpica che alla fine.. proprio breve non è!

Rettilineo d'arrivo della gara all'Idroscalo
In questo “anomalo” 2016 (con due maratone già corse in primavera), al momento, una sola gara vera.
Il Triathlon Olimpico dell’Idroscalo a Milano disputato in un’incertissima giornata di fine aprile che, prevista con un meteo pessimo, si è rivelata clemente per noi atleti…con solo una pioggerellina a mettere un po’ di sana suspance durante la frazione in bici.

Della serie…non facciamoci mancare nulla.

Del resto, allenandosi poco sia su due ruote che in piscina….non si poteva pretendere molto di più.
Nonostante tutto però, davanti all’immancabile tifo di moglie e amici, me la sono cavata per niente male con un bel 2h30m finale frutto di una bici a quasi 34Km/h (era piatta ma con tante inversioni e rotonde) e una corsa finale a quasi 4.35 min/Km….che sono dettagli interessanti solo per chi ne mangia di numeri…e ritmi. Per la cronaca ...ha vinto Daniel Fontana

Frazione swimming all'Idroscalo
 Ritmi da puro amatore…che ogni tanto, per puro esercizio scherzoso, paragono agli atleti top che si allenano ogni giorno su tutte e tre le discipline.
Tanto per dire…Alistair Brownlee vinse l’oro a Londra in 1h47 minuti circa…..contro il mio 2h30 di Milano.
Insomma…in un’ipotetica gara …oggi arriverei dopo più di 40minuti dal…il campione olimpico!


Arrivo in T1 dopo il nuoto...all'Idroscalo
 
 Mi piace pensare che allenandomi al massimo 4 volte alla settimana (comprendendo tutte e tre le frazioni)…”incastrando” gli allenamenti al mattino presto….o nella pausa pranzo e comunque sempre all’interno di giornate lavorative tutt’altro che “easy” ..…  quei 40 minuti…tutto sommato…non sono neanche tanti!!!

Il mio mestiere è un altro.
 
A volte penso a cosa potrei fare se mi allenassi come Javier Gomez.
 
Ho letto il suo programma tipico....e seppur immaginando bene i suoi carichi di lavoro, sono rimasto esterrefatto.
 
Diciamo che quel tipo di allenamenti e soprattutto quella mole di lavoro, sono talmente maniacali e massacranti...che non rientrano nelle mie volontà!
Verso il T2..sempre all'Idroscalo












 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Frazione running all'Idroscalo
 
Fine gara con gli amici....tifosi di giornata....

Articolo sul triathlon dell'Idroscalo sulla Gazzetta dello Sport
Per essere coerenti con il titolo del post ....vi ricordo che la storia, non solo sportiva, è fatta di cavalcate trionfali e rimonte clamorose.
Ma in questo blog si parla di sport e molto spesso anche di imprese che finiscono prima o poi per finire negli album dei ricordi.

Ci sono due casi dl genere nel 2016.

E' il caso di una squadra di calcio che rinnovata in gran parte….sbaglia la partenza stagionale concedendo ad almeno 4 accreditati avversari un vantaggio di dimensioni inattese.
E' il caso di un ciclista che tentenna sulle prime rampe di gara apparendo poco brillante e in evidente difficoltà di fronte a new entry del pedale …corridori dai nomi strani, buffi da far sorridere e a volta anche impronunciabili, ma con gambe potenti quanto basta.

Nessuno, nemmeno il sottoscritto, dopo i rispettivi inizi di competizione, avrebbe scommesso un euro su quella squadra e su quel ciclista!
Un campionato di transizione può starci…..una gara nata male fa parte del gioco.

E poi, ci sono anche gli avversari, e non si può sempre vincere soprattutto se si ha addosso il non indifferente peso dell’essere i favoriti!

Una falsa partenza, la perdita di alcune certezze, una preparazione forse non al 100%....a quei livelli incidono.
Poi, in Italia siamo esperti nel trasformare in un baleno una corrazzata inaffondabile in una barchetta di carta, un fuoriclasse assoluto in un cicloturista….con passaggio precipitoso dagli altari del trionfo alla polvere della disfatta.

Ma a volte basta veramente poco……
Chi ricorda ...la fine di questo tiro????
Giusto un paio di goals segnati al momento giusto, uno scatto rinfrancante dopo un momento di crisi, quel pizzico di fortuna che solo cercandola schiocca le labbra per il bacio più bello …ed ecco che le certezze perdute ritrovano freschezza e la grigia polvere si trasforma nel più bianco degli altari.

Il Gruppo al Giro d'Italia 2016 con Nibali...nel passaggio da Paderno Dugnano...800 metri da casa mia
E quella squadra inanella, una dopo l’altra, una serie mai vista di vittorie.
Riparte, si avvicina, quasi raggiunge e poi aggancia gli avversari dapprima in fuga.
Poi mette la freccia, sorpassa e a testa bassa e senza più guardare indietro costruisce tra se e gli altri un solco irraggiungibile.
E quel ciclista, troppo presto inondato di critiche e crude sentenze, prova a scattare e improvvisamente ritrova il giro di gambe che sembrava perduto.

Gli altri faticano, sono sorpresi…non capiscono. L’avversario ormai favorito e dal nome senza vocali prova a stargli dietro ma è forse al limite. Sbaglia una curva, finisce a terra e compromette tutto.
Gli altri non reggono più il ritmo e il nostro ciclista, gettando il cuore altre l’ostacolo, in tre passaggi si ritrova sull’altare rosa del Giro.


Le rimonte rendono più eccitanti ed epiche le vittorie! I trionfi figli del recupero sono quelli che forse vengono ricordati più a lungo; il tutto della serie: vi abbiamo concesso un vantaggio, non l’avete sfruttato…..e allora vinciamo di nuovo noi.
Proprio così ….“di nuovo” …e nello sport si sa: Vincere una volta è difficile…rivincere lo è molto di più!
Quella squadra è la Juventus….sempre due colori: dal polveroso nero di inizio stagione….al bianco altare della vittoria: Scudetto e Coppa Italia


 
Quel ciclista è Vincenzino Nibali, da Messina: dalla bicicletta lanciata a terra per rabbia sull’alpe di Siusi….ai coriandoli rosa di Torino e il suo secondo trionfo al Giro d’Italia!

 
Grazie per essere arrivati fin qui...specie agli anti-juventini...

Alla prossima....