lunedì 21 novembre 2016

Quasi ventiquattro.....nell'anno "lungo" del bisesto!


Quando si ritorna sul blog dopo tanto tempo....e con un bel ritardo, c’è come l’esigenza di trovare un collegamento tra tutte le cose successe, una specie di “collante narrativo” che impedisca di ridurre un post ad una successione numerica di eventi  ossia ad un puro almanacco (con tutto il rispetto per quest’ultimo).

La cosa non è mai facile, anzi molto impegnativa….con il rischio che poi si perda altro tempo rendendo il tutto ancora più complicato.

Stavolta la riflessione nasce ricordandosi di essere nel corso del 2016, un anno non proprio normale ma alquanto originale...particolare e significativo.

Partiamo da lontano.....nel senso spaziale del termine.
Il pianeta terra, incessantemente da quando esiste, ruota attorno a se stesso in 24 ore e simultaneamente attorno al sole impiegando 365 giorni e 6 ore circa per compiere un ciclo completo attorno alla sua orbita. Tenete a mente queste 6 ore circa.....

“Cascasse il mondo” non si può proprio dire…ma la straordinarietà di questo miracolo è che, a prescindere da quello che avviene sulla terra (l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca per esempio...) nulla potrà impedire al sole di sorgere ogni giorno e alla primavera di arrivare ogni anno.
Grazie a questa “legge di spazio-tempo” si alternano i giorni, le stagioni i solstizi e gli equinozi ….con una precisione incredibile.

 
Occhio che, quanto sopra l’ho buttato giù come si dice…“con le mie parole” senza cercare wikipedia o altre fonti…usando parole semplici e il più possibile alla mano.

E poi….sempre con semplicità mi viene in mente il calendario, questo magnifico cartellone di 12 pagine pieno di caselle numerate e colorate che, prima dell’avvento di supporti tecnologici, campeggiava affisso nelle case del 100% degli italiani (all’estero non saprei…).
Che meraviglia il calendario appeso al muro in bella vista, con spazi belli grandi per leggere il santo del giorno, annotare appuntamenti, scadenze, pagamenti da fare…..a scandire i passaggi del “vissuto quotidiano” dal 1° di Gennaio al 31 di dicembre.

Insomma , 12 pagine per i mesi e 365 caselle per i giorni…… per trascorrere un intero anno civile.

Ma facendo bene i conti e ritornando un attimo a quanto detto sopra sulla terra (senza che debba cascare il mondo…ovvio) scopriamo una differenza temporale tra il giro solare completo della terra e quello civile attraverso tutte le caselle del mitico calendario. 



Ma che saranno mai 6 ore di differenza?

Che vuoi che sia uno sfasamento tra ciò che direbbe la meridiana e ciò che dice l’orologio, confuso nelle quasi 9000 ore che compongono un anno?  
Beh….significa che per la tabellina del 6, ogni 4 anni il calendario civile va avanti di un giorno su quello solare.

6x4=24….cascasse il mondo!

L’inconveniente è che i suddetti solstizi ed equinozi, governati da ben precise posizioni della terra rispetto al sole, non cadrebbero mai negli stessi giorni del calendario civile.
Come a dire che l’estate inizierebbe un giorno prima ogni 4 anni…una settimana prima ogni 28 e così via.

Sembrerebbe un fatto convenzionale se nonché questo sfasamento, in archi di tempo per niente lunghi, stravolgerebbe il regolare alternarsi delle stagioni…ossia un fondamento su cui l’uomo ha ormai impostato gran parte delle vita.

Direi meglio che lo stretto legame tra mesi e stagioni che conosciamo da sempre, fallirebbe.

Per noi mediterranei Il giorno di Natale non sarebbe sempre d’Inverno, ferragosto cadrebbe anche in mesi diversi e le ferie non sarebbero solo una questione di luglio/agosto.

Ma questo sarebbe niente….
Il problema è che vendemmieremmo anche a giugno, il mosto diventerebbe vino in giorni diversi dall’11 novembre con la triste conseguenza che l’estate di San Martino, invece di un giorno speciale e miracolosamente tiepido in tardo autunno, potrebbe essere una indesideratamente fresca giornata estiva durante il tanto atteso periodo al mare.



Una rondine non fa primavera, ma trovarsela sotto il tetto in pieno luglio farebbe idealmente storcere il naso al monaco di Norcia che creò la Regola e l’Ordine (dei benedettini, s’intende) forse anche per far coincidere i primi raggi tiepidi di sole nel giorno in cui viene festeggiato (21 marzo).

Per non incappare in tali scherzetti  calendariali, l’anno solare e l’anno civile, l’orologio e la meridiana  si mettono d’accordo “facendo la pace” in occasione dell’anno bisestile che annulla (o quasi) il ritardo della terra semplicemente aggiungendo un giorno in più ai classici 365.
Ecco il perché del famoso 29 febbraio, giorno spurio inventato apposta, che ogni 4 anni ci ritroviamo nel calendario e che mette d’accordo le esigenze dello spazio/tempo con quelle della civiltà.

La storia riporta all’antica Roma ai tempi delle calende, delle none e delle idi in cui giorni e mesi avevano un altro conteggio per cui questo elemento aggiuntivo fu un “due volte sesto” secondo i sistemi di allora.
E qui scatta il legame…..sportivo!

 
L’anno che contiene il giorno “due volte sesto”…dunque bisesto dunque “bisestile” (proprio come il 2016)  coincide con l’anno Olimpico….quasi a ribadire un atto di pace e di tregua momentanea che due sistemi firmano per non farsi del male. 

 
Che coincidenza! I Giochi Olimpici nacquero nell’antica Grecia con l’idea di ripetersi ogni 4 anni allo scopo di scadenzare il tempo.
Tale proposito venne mantenuto anche dal barone de Coubertin in poi, tant’è vero che i quadrienni olimpici sono ad oggi 31 a partire dal 1896 anno della Prima Olimpiade dell’epoca moderna  e conteggiano anche le edizioni non disputate.
E sin dagli albori ebbero il più nobile obiettivo di raffreddare i propositi bellicosi tra i popoli e garantire periodi di tregua per riappacificare le genti auspicando la fine delle  guerre.
In realtà spesso non fu l’Olimpiade a condizionare i climi di guerra bensì il contrario (annullamenti per i conflitti mondiali, i boicottaggi per la guerra fredda e gli attentati durante alcune edizioni) .

C’è chi dice che l’anno bisestile, in quanto contenente un giorno “spurio”, sia un anno funesto!  


Effettivamente, a questo famoso 29 febbraio viene generalmente data una valenza negativa, un non so ché di anomalo,  una sfigata e indesiderata presenza che ogni 4 anni ci fa lavorare di più, un qualcosa da cui scansarsi evitando il più possibile di farla coincidere con eventi particolari.
Sembra addirittura che in qualche ospedale, o forse in tutti, si applichi la regola del mezzogiorno!
Venire al mondo il 29/02 prima delle 12.00 equivale a nascere il 28 febbraio mentre dalle 12.00 in poi si viene registrati il primo marzo. Mica si può festeggiare il compleanno ogni 4 anni.


La coincidenza tra anno bisestile e olimpico dovrebbe far tendere all’ottimismo e comunque gli anni funesti, così come quelli radiosi, capitano senza alcuna regola o meglio secondo la legge del caso.

Certo che per noi italiani questo 2016, ancora non finito, verrà purtroppo ricordato per 2 terremoti terribili che nel breve volgere di 2 mesi hanno raso al suolo gran parte del centro del nostro paese.


 E se guardiamo appena al di la dei nostri confini, che dire delle terribili tragedie di Bruxelles e Nizza tutte firmate ISIS?

Che Brexit e Trump rientrino nel funesto lo vedremo senza dover aspettare il prossimo bisesto (che bella rima baciata) quando avremo anche il tempo di vedere cosa verrà fuori dal referendum “nostrano” sulle modifiche costituzionali.

Ma una volta attivato il link, parliamo di sport che, come spesso accade, proprio nelle Olimpiadi …”biseste” regala pagine di grande emozione….


Ricordi estivi  esaltanti….. le stoccate di Daniele Garozzo in pedana, le prese micidiali di Fabio Basile sul tatami, la mira infallibile di Niccolò Campriani sui bersagli, la precisione millimetrica di Diana Bacosi e Gabriele Rossetti  nel distruggere i piattelli, la progressione impressionante di Gregorio Paltrinieri in piscina e le volate pazzesche di Elia Viviani in bicicletta.
Tutti atleti che a Rio 2016 hanno fatto sventolare il tricolore sul podio più alto e rimbombare le note di Mameli all’ombra del Cristo Redentore del Corcovado.

E poi ci sono i meravigliosi atleti d’argento che all’olimpiade festeggiano sempre perché la medaglia a 5 cerchi, anche se non del metallo più pregiato, non è una delusione bensì  una conquista.  
La gioia del podio supera di gran lunga la piccola e momentanea amarezza per aver mancato di poco il risultato pieno.

Anche nel secondo gradino del podio l’Italia conferma l’incredibile supremazia negli sport …”armati” con i fucili di Chiara Cainero, Marco Innocenti e Giovanni Pellielo, le lame della spada maschile a squadre, quella di Rossella Fiamingo e del fioretto di Elisa Di Francisca. E poi c’è l’eleganza dei tuffi del duo Cagnotto-Dallapè, la grinta di Odette Giuffrida nel judo, la determinazione di Rachele Bruni nel nuoto di fondo, e lo spirito di squadra, quantità e qualità nelle splendide medaglie del Settorosa in vasca e della Pallavolo maschile…ancora una volta vicina al sogno.

C’è chi dice che la medaglia di bronzo e il terzo gradino del podio abbiano una magia particolare. Tagliare per terzi il traguardo significa ricevere un premio importante per aver comunque lottato ad altissimi livelli…“spogliati” di quella naturale e spesso legittima amarezza che probabilmente sfiora il secondo arrivato.

Ancora la Cagnotto dal trampolino, Gabriele Detti in vasca, le canoe del 4 senza e 2 senza maschile, la Longo Borghini nel ciclismo, il Settebello maschile e la lotta di Frank Chamizo.

Nel veloce resoconto di tutte le medaglie azzurre ho volontariamente dimenticato quella che ritengo la più significativa e non solo per essere stata sicuramente la meno pronosticata.
Che l’atletica italiana avesse fatto fatica a salire sul podio ce lo aspettavamo, sperando però (invano) di sbagliarci.

Che il triathlon stia crescendo in Italia è una certezza, ma lottare con i fratelli Brownlee è ancora off limits per moltissimi specialisti, figuriamoci per noi.
Che le tradizioni italiane della scherma, tiro e canottaggio fossero ai vertici lo sapevamo per cui non ci sorprende più di tanto il gran numero di medaglie. Tra lotta e judo l’Italia si è sempre fatta onore ed in bicicletta siamo sempre forti a parte la sfortunatissima caduta che ha fatto fuori Vincenzo Nibali lanciato verso l’oro a soli 8Km dall’arrivo. Il nuoto puntava tutto su Paltrinieri e Detti che hanno risposto “presente” diluendo le mezze delusioni degli altri e della Pellegrini soprattutto.

Ma chi avrebbe mai scommesso un euro sul beach volley?
Chi avrebbe puntato su uno sport molto particolare, completamente diverso dalla pallavolo e che vede trionfare da sempre i paesi dell’est e del sud America?

Ciò rende gigantesca l’impresa di Daniele Lupo e Paolo Nicolai che, dopo una cavalcata entusiasmante durante tutto il torneo, si sono arresi solo ai mostri brasiliani che nelle sabbie di Copacabana giocavano pure in casa.


Ma l’impresa che lascia il segno facendo brillare ancora di più l’argento della medaglia è scritta nello sguardo di Daniele Lupo.

Uno sguardo intenso, concentrato, convinto. Un’espressione scolpita da un misto di grinta, carattere e fiducia. Un taglio d’occhi segnato e profondo , quasi a lasciar specchiare un animo calmo e allo stesso tempo combattivo.
Un energia proveniente da un serbatoio speciale dal quale ha sicuramente attinto nella sfida più grande conclusasi vittoriosamente pochi mesi prima di Rio quando l’avversario diretto non stava al di la di una rete, ma dentro il suo corpo. Grande Lupetto. Grande per aver trovato nello sport la forza per non mollare, per averci sempre creduto.


E grazie per quel tricolore sventolato nella cerimonia di chiusura, forse l’immagine più bella di Rio 2016.
E pensare che potevamo rendere veramente funesto l’anno bisestile ai nostri amici-nemici tedeschi agli Europei di calcio.

I superfavoriti campioni del Mondo davanti a una squadra azzurra ben motivata, organizzatissima, ma con gli unici due fuoriclasse uno tra i pali l’altro…in panchina.

Una squadra, la loro, indubbiamente fortissima, solida  e piena di certezze da una parte; dall’altra una formazione, la nostra, molto rinnovata che qualche certezza l’aveva appena conquistata battendo Belgio e Spagna dopo un periodo di grande buio.
Eppure, aggrappandoci a tutto li abbiamo portati ai rigori con la sensazione che, a quel punto, potevamo sbatterli fuori per l’ennesima volta.

Sappiamo purtroppo come è andata….


I tiri dal dischetto saranno pure una lotteria, ma spero che Zaza e Pellè siano citati nelle scuole calcio come degli esempi di quello che si deve assolutamente NON fare dagli 11 metri.
E pensare che alla fine gli Europei sono andati al non trascendentale Portogallo.
Quest’anno bisestile ha invece dipinto di unicità e sorpresa le mie gare sportive.

Già parlato dell’originalità della doppia maratona autunnale (Milano e Cracovia) che legherà questo 2016 ad una “doppietta” che molto difficilmente riproporrò ancora.

Sul fronte triathlon le sorprese le hanno fatte i luoghi e le persone con cui ho condiviso queste….imprese.

Nel caldo inizio di Luglio, proprio in “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” la gara Sprint a Lecco svoltasi proprio all’ombra del Resegone ..l’imponente montagna a strapiombo che rievoca magicamente i passi del Manzoni che, meglio di qualunque fotografia, descrivono quei luoghi. 


Una gara splendida con dei nuovi tifosi…..made in Sicily che hanno gridato per tutta la gara così come avrebbero fatto allo stadio per tifare la nostra Juve! Spettacolari.
Tifosi con in quali, la sera prima, abbiamo condiviso il tipico aperitivo Milanese lungo i Navigli....

Stesso lago, diversa sponda nella gara Sprint di Cernobbio di fine luglio con la soddisfazione di avere tra i miei supporters una persona speciale, non solo un tifoso d’eccezione, ma anche un uomo di sport, un atleta vero (e lo si è anche quando non si pratica più) , un osservatore competente in materia oltre che juventino doc. Tutte caratteristiche che si addicono allo zio Nino.


E ripensando agli anni passati, quelli delle mitiche uscite in bici al Tindari, quando lo sport e specie il ciclismo erano pane quotidiano….ho immaginato che li, a bordo di quelle strade, ci fosse anche papà a fare il tifo per me. Si…. sono sicuro che con mio zio avrebbero discusso tutto il tempo sui rapporti che stavo usando in bicicletta, sul come sarei dovuto stare a ruota e sul ritmo da mantenere per “salvare le gambe”…….figuratevi.

E poi, dopo la parentesi solitaria del triathlon Sprint di Gussago, c'è stata la gara “regina” di questo insolito (altro che nefasto) anno bisestile.
Fine settembre, triathlon Olimpico del Lago di Endine.
Motivo della …regalità di questa gara?

Colpo d’occhio spettacolare tra lago e monti della Val Cavallina?
Percorso bellissimo tra nuoto lacustre, bici sul Colle Gallo e corsa impegnativa tra i paesi limitrofi?
Giornata meravigliosa, con sole quasi estivo e temperatura ideale?
Prestazione tecnica personale altamente positiva considerando la difficoltà?

Tutto vero, ma il motivo centrale per cui questa è stata la gara regina del 2016 riguarda ancora i presenti a bordo strada….

C’era la mamma...finalmente!
Proprio lei che aveva un conto in sospeso col triathlon e con quella maledetta cancellazione dell’Olimpico di Milano 2015 con annessa rabbia per non avermi ancora visto dal vivo in una gara.



Beh, si è rifatta abbastanza bene visto che finalmente ha potuto godersi, oltre al clima agonistico, anche gli altri aspetti tipici di questo sport….compresa l’aria che si respira sul campo gara, i preparativi, la zona cambio, il pasta-party finale e tutte le incombenze post competitive.
E io chiaramente sono stato “costretto” ad andare il più forte possibile…..salvando però qualche energia anche per il dopo.
Sapete com’è….la normale preoccupazione delle mamme della serie:  “ma non avrai per caso fatto troppi sforzi?”

E poi ci sono tanti altri episodi di grande originalità e ….sorpresa.

18 Settembre 2016…..ricevo un messaggio WhatsApp con un video….in cui Vincenzino Nibali in persona saluta me ed Amalia inviando ad entrambi i suoi personali "in bocca al lupo!!!"

Incredibile!

Avevo detto a Gabriella che quella domenica Vincenzo sarebbe stato a Milazzo per la Gran Fondo (a proposito, l’anno prossimo….chissà).



Mai mi sarei immaginato che con Adriano sarebbero andati in giro a pedinarlo tutto il giorno per “strappargli” quel video di saluto.


Mitici….
E poi…..vuoi mettere gli in bocca al lupo ad entrambi dalla maglia rosa!!!!
Che bravo Vincenzo! Grazie.

 
La coincidenza ha voluto che neanche 10 giorni dopo lo becchiamo a Saronno alla partenza della sua ultima gara del 2016 in Italia.

Lo becchiamo? Hum….
Diciamo meglio che con sorella e mamma ho organizzato appositamente una visita mattutina a Saronno con prima tappa al Santuario della Madonna dei Miracoli e successivo trasferimento in piazza per vedere Nibali e gli altri alla partenza della Tre Valli Varesine….poi vinta da Colbrelli.


 
Di sorprendente in sorprendente, l'anno in corso è anche servito per mettere una crocetta su uno dei desideri che ancora mancavano....in ambito musicale.

Sicuramente, rivedere dopo 10 anni il Notre Dame de Paris, con il cast originale...è stato bellissimo ma pur sempre si trattava di un "refresh".

La vera chicca invece.....ha attraversato le casse sulle note di The wild boys....Notorius.....Save a Prayer....Sunrise, Ordinary world ....e così via.

Finalmente i Duran Duran...."vissuti" al concerto milanese letteralmente immersi in un atmosfera anni 80 con un pubblico....di "ragazzi di ieri", gente brizzolata, con qualche ruga e ragazze che al tempo che fu...avrebbero detto "Simon Lebon....sposami!!!"



E poi….di inusuale c’è che ancora la bici da corsa che ho preso da tenere a Milazzo per le mie sgambate durante le ferie e qualche possibile gara delle prossime estati (magari la prossima Gran Fondo con Nibali..).

Un mezzo dignitoso, senza troppe pretese acquistato su web sfruttando un occasione. Una bici di back-up inaugurata a fine ottobre quando, giù in Sicilia per il ponte dei morti, avrei voluto scalare il Tindari come ai vecchi tempi, per poi “accontentarmi” di 60Km con la salita di S. Lucia del Mela in cima al Santuaio della Madonna della Neve con annesso giro del Capo di Milazzo.


E che dire della "Pedala con Aldo" una gara cicloturistica nel comasco corsa assieme ad un "gruppone" di 500 ciclisti (tra I quali gli "ex pro" Nardello, Zanini e Cioni) per rendere omaggio alla memoria del grande Aldo Sassi, un guru dei preparatori sportivi.
Una bellissima esperienza, nuova e singolare....magari da ripetere.




Di veramente inusuale ricordo anche i giorni di mare trascorsi a fine luglio in Liguria, tra Finale L. e Varigotti….che in estate hanno sostituito in maniera anche degna (forse è questa la vera sorpresa) i soliti bagni in Sicilia.

Eh si, per quest’anno mare ...più "comodo" e a “portata di mano” nei luoghi tipicamente invasi da famiglie con bambini e coppie in attesa.


Milazzo e la Sicilia accetteranno di buon grado questo ....."tradimento"

Insomma....il 2016, per quanto mi riguarda, avrebbe anche degli altri episodi sportivi e non che lo stanno rendendo un anno sorprendente, piuttosto insolito e …particolare tutt'altro che nefasto come si aspetterebbero i pessimisti creduloni delle dicerie sull’anno bisestile. 
Ma non posso più tediarvi oltre.....

Vicinissimi al finale di questo post, se avete ancora un briciolo di pazienza, vi racconto veramente l'ultima....piacevole…nonché grande sorpresa di questo realmente insolito 2016.

Della serie…“last…but no least” che sarebbe una specie di dulcis in fundo….
Scherzandoci su e restando sul tema iniziale….posso dire che da un bel po’ a casa mia sembra che il tempo non si conti più in giorni, come da calendario civile o solare che sia....

Non interessano nemmeno troppo i mesi perché ci dicono che è più indicato regolarsi in base alle settimane.
Così come i romani contavano i giorni che separavano dalle calende, con Amalia abbiamo ormai un sistema simile in cui contiamo però le settimane che avanzano lentamente...quasi come un indicatore di un programma.....che si concluderà alla quarantesima!

Si è capito, no? Qualcuno crede alla Cicogna?

Quaranta (circa) sono le settimane in cui si svolge quel sorprendente miracolo della natura che unendo due elementi infinitesimi, li trasforma poi in un puntino pulsante di qualche millimetro che originerà una nuova vita!
Ovviamente siamo felicissimi e particolarmente entusiasti che questa volta..... tocchi proprio a noi realizzare tale miracolo.

Ma guarda un po' l'anno bisestile!!!!



Sarà un maschietto, intuibilmente sportivo e già scalciante a cui daremo il benvenuto nella metà del prossimo marzo!

Ne parleremo……

PS: Il titolo di questo post….contiene proprio il numero di settimane...dal via aggiornato ad oggi.
Dimenticavo…..gli in bocca al lupo di Nibali, si riferiscono proprio a questo…..(grandi Adriano e Gabriella…e Vincenzo ovviamente)
E le vacanze in Liguria avevano il loro …perché! Sicilia, perdonaci!

venerdì 17 giugno 2016

In giro nel tempo...lungo le strade della fatica..e delle rimonte storiche!!!



In quell’alba di 2500 anni fa Filippide non avrebbe neanche lontanamente immaginato che la “sua” maratona sarebbe poi diventata la gara olimpica più famosa del mondo.

Per i runners, l’impresa dell’emerodromo ateniese “rivive”  un certo numero di volte durante l’anno.. dall’adrenalinico sparo della pistola alla partenza …fino al transito sotto lo striscione d’arrivo quando la gioia di avercela fatta è direttamente proporzionale alla fatica!

Dopo 42Km di  corsa e tagliato il traguardo si è in genere molto provati e ogni operazione diventa difficile…compreso il “semplice” pigiare col dito sul pulsante del cronometro per fermare il tempo.

 
Fermare il tempo per poter poi rileggere a freddo tutti i dettagli numerici della gara, ossia passo, ritmo, passaggi, tempo finale, battiti, calorie e via dicendo.

due maratoneti di lusso
Fermare il tempo anche per godersi ogni attimo dell’impresa, facendosi passare davanti tutte le istantanee scattate con gli occhi durante quel viaggio che sembra maledettamente lungo e pieno di paure alla partenza…..e che incredibilmente si “comprime” quasi in modo relativistico riducendosi ad un insieme di ricordi da tenere tutti dentro.

Tutto ciò fa parte del “pacchetto all-inclusive” chiamato Maratona…una specie di scommessa “prendere o lasciare” al quale ho affibbiato una mia personalissima definizione.

Per me la maratona è quella gara in grado di innescare una lotta tra mente e corpo….al punto che mentre la sto correndo penso (…anzi giuro) che sarà l’ultima, ma che un passo dopo il traguardo mi regala la sicurezza di ritrovarmi nuovamente al via!

 
Circa 40 anni fa un branco di baldi marines in servizio alle isole Hawaii e per la precisione nell’isola di Ohau (nemmeno troppo sfortunati…a dire il vero), sicuramente in preda ad una scarica di follia fuoriuscita da chissà quali estenuanti esercitazioni, discutevano su quale fosse la gara sportiva di resistenza più dura tra un insieme di tre competizioni locali.

La baia di Waikiki..isola di Ohau alle Hawaii
La prima: una gara di nuoto di “soli” 3 kilometri e 800metri, quasi una traversata da lato a lato della baia di Waikiki nel paradisiaco arcipelago hawaiano e che si corre ancora oggi dalla fine del 1800. Per coloro che volessero provarla, si chiama la “ Waikiki Rough Water Swim”.  

La seconda: una gara di ciclismo denominata “Around Oahu Bike Race”, di circa 180Km suddivisi in almeno due tappe, probabilmente sterrati con tratti single track e quindi da correre in mountain bike…

La terza:  la più “tranquilla” e nota Maratona di Honolulu che da 45 anni attrae atleti da tutto il mondo e che si svolge in un meraviglioso percorso respirando la splendida brezza dell'oceano pacifico. 

I luoghi ...origine del triathlon
Avere addosso l’uniforme dei marines presuppone essere dei buoni …anzi degli ottimi atleti da quel che mi risulta.

Chissà con quale strano pensiero in testa quel branco di soldati aveva intavolato una simile discussione.

Chissà se le diverse idee a riguardo trovarono poi una preferenza…anzi una convergenza verso una delle tre massacranti competizioni sportive.
 

Cracovia, per la Polonia, è sinonimo di storia e tradizione.
Una città splendida e particolare. Sembra piccola ma, tra il centro e gli immediati dintorni, offre un ventaglio ampio e variegato di bellezze. Del resto, il marchio UNESCO è ben inciso nelle strade e nelle piazze di questo posto.

Cracovia in piazza..e la Cattedrale di S. Maria
Una città in cui si respira un’emozionante aria di pace. Un luogo silenzioso e garbato che trasmette serenità e calma.

La storia di Cracovia è antica e si intreccia con quella del regno di Boemia a tal punto che gli scorci della città, cosi come i nomi di diversi luoghi, ricordano tantissimo la meravigliosa Praga.
Per intenderci….“Stare Miesto” è anche a Cracovia  il centro storico….
Scena serale in piazza del Mercato

Come tutte le  città più belle del mondo è attraversata da un fiume …..la Wisla (o Vistola ..italianizzando al massimo).

La Wisla...il fiume di Cracovia
Roma è bagnata dal Tevere, Londra dal Tamigi e poi Parigi e la Senna, Torino e il Po’, Vienna e Budapest si specchiano sul Danubio, Praga sulla Moldava, Dublino sul Liffey….e Milano….ad essere generosi ringrazia Leonardo e i sui Navigli….

Cracovia è molto cattolica.
 
Girando per i vicoletti ci si trova spesso sulle orme di tanti sacerdoti novizi, diaconi e seminaristi e con un pizzico di fantasia si può anche immaginare di sentirsi sfiorati dall’ombra di un uomo caro a molti di noi, un personaggio che da queste parti era di casa e che risponde al nome di Karol Woijtila.

Giovanni Paolo II..."Il Papa"
La “presenza” di Giovanni Paolo II, o meglio di Jana Pawla II,  la si “respira” veramente. Sembra proprio che da un momento all’altro debba magicamente spuntare fuori dall’imponente portone dell’Università Jagellonica, o affacciarsi dal balcone dell’Arcivescovado.

A Cracovia in questi giorni, da una facciata della splendida cattedrale di Santa Maria,  campeggia un display con un conto alla rovescia che scadrà il 26 luglio 2016 quando la citta aprirà le porte a milioni di pellegrini per la Giornata Mondiale della Gioventù.

Una festa …voluta proprio da quello che per molti di noi….resterà sempre …”il Papa” e che dal 1986 richiama sempre in giro per il mondo un’infinità di giovani… d’età e di spirito. 

 
 
Il Castello di Wavel, residenza dei reali al tempo della monarchia e luogo simbolo di Cracovia
Si narra che un comandante della marina militare americana ...di stanza alle Hawaii e ovviamente atleta di buon livello, per porre fine all’ormai lunga discussione su quale fosse la gara sportiva più dura delle tre… lanciò una specie di “provocazione”.
Il comandante J. Collins con la moglie Judy...inseparabili atleti
E fu così che il signor capitano dei marines John Collins ideò una specie di esercitazione militare estrema composta da una nuotata  di 3,8Km lungo la baia di Waikiki, una pedalata di 180Km attorno all’isola e una “sgambatina” di corsa di 42Km.…proprio nei paraggi di Honolulu..tutto rigorosamente in alternanza, senza soste e in completa autosufficienza alimentare e tecnica….

Agli “ordini indiscutibili” di tale Signor Collins, in un giorno d’estate del 1978 (pensate di quanti secoli questo sport sia…più giovane della Maratona…) si corse il primo Triathlon della storia…nella versione più dura ossia l’Ironman.  
Nacquero così le “transition zone”…o “zone cambio” in italiano…le vere protagoniste del triathlon…la dove la frenesia deve essere gestita al meglio…in cui le cose più semplici diventano maledettamente complicate, dove la tensione e i battiti accelerati rendendo spesso un impresa tramutarsi in ciclista essendo un nuotatore al T1...per poi posteggiare la bici per trasformarsi in runner al T2.

La zona cambio .....dell'ultimo  triathlon
 
Alla prima edizione, parteciparono solo 15 atleti…quasi tutti militari.
Un certo Gordon Haller, in poco più di 11 ore e mezza, tagliò per primo il traguardo. Secondo alcune voci dell’epoca, dopo la gara, il primo ironman della storia ebbe a dire: “il triathlon…è un’esperienza stupefacente…..certamente  qualcosa che non mi aspettavo potesse mai accadere”.
Gordon Haller, primo Ironman nella storia
Non ci volle molto a chiamare Ironman lo sport nato più o meno come vi ho raccontato sopra.

Del resto Ironman non ha bisogno di traduzioni al punto che il significato sta proprio dentro la parola stessa.

Oggi, la “gara delle gare” di triathlon, valida come unica prova del campionato mondiale Ironman,  si corre ogni anno nella più pratica e funzionale location di Kona dunque non più nell’isola di Ohau, bensì nell’ Hawaii Grand Island…
Ma a parte il cambio logistico, dovuto solo al continuo esplodere dei numeri della manifestazione, questa gara che tutti gli atleti sognano si disputa comunque nella patria di questo giovanissimo sport. 




 

Girare Cracovia nel week end della maratona, con i nostri amici è stato un vero spettacolo.

Già dal sabato (14 maggio) mattina la città era invasa da un non so che di magico.
 
L'aria di festa smorzava l'arrabbiatura per un tempo inclemente con temperature bassine e pioggia copiosa.
Tutto già pronto in piazza del Mercato, sede della partenza e dell'arrivo della 15ma Maratona di Cracovia.
Il graduale miglioramento del meteo scaldava non solo l'aria, ma anche l'umore di tutti noi runners (tra cui molti italiani incontrati a Malpensa).

Il Marathon EXPO per il ritiro pacco gara e pettorale si trovava un pò lontano dal centro... ma a Cracovia i taxi costano poco e con 15 Zloty (dividete per circa 4.3 per convertire in euro) un barbuto guidatore ci ha accompagnato allo stadio del Wisla Krakow.


Immancabile il giro tra gli stands, dove facilmente riconoscevamo i “colleghi” marathoner.
Gente in tuta, o al massimo in jeans con le immancabili scarpe da running rigorosamente ai piedi.
Del resto gli atleti in trasferta sono come gli animali….si muovono a gruppettini.
Tornati in centro, il solito clima pre-gara.
Atleti che hanno già ritirato la sacca vagano per la città con la tipica tracolla; gli altri si spostano con i taxi per non stancare le gambe chiedendo informazioni circa il Marathon Expo e il ristorante più indicato dove consumare l'ultimo atto dei preparativi:  la cena della sera prima..

Il nostro?? Il “Calzone” un discreto ristorante italiano a 300 metri dall’albergo…..con pasta al pomodoro nel menù.

pettorale...ritirato
 
Al mattino della domenica, freddino (8 gradi) e un bastardissimo venticello da nord, fastidioso quanto indesiderato.
Per fortuna che spesso spuntava il sole e che la minaccia di pioggia sembrava avere pochissime probabilità concrete.

Il via  9 spaccate dalla piazza centrale per percorrere una bretella di circa 1Km dalla collinetta del Castello Reale di Wawel, per poi "tuffarsi" lungo la Wisla.
La gara attraversava in lungo e in largo il fiume con passaggi non sempre agevoli.
Il vero spettacolo lo faceva la gente.
Tanti gruppi di animatori organizzati, bande musicali, cittadini in giro che si fermano per incitare.
Non esiste il problema del traffico, degli automobilisti incavolati, delle code, dell'intasamento. Quando c’è la Maratona….c’è la Maratona ..punto e basta.
Tecnicamente la gara prevedeva due giri di un percorso di circa 20Km con la bretella da completare alla fine per ritornare in piazza per l’arrivo.

Lungo la Wisla

La mia gara personale si è svolta lineare e senza affanni per tutto il primo giro.
Pietro, che puntava a chiudere intorno alle 4 ore, è rimasto leggermente indietro.
Poi ho provato a rimontare i palloncini delle 3h45m che mi precedevano di qualche cantinaio di metri, ma sempre a vista.
Quando mi sembrava di averli finalmente raggiunti, non so perché,  li ho persi nuovamente verso il 30mo Km.
Vietato abbattersi…. tanto come real time stavo "in vantaggio" di almeno un minuto.
Arrivato il  Km 37 mi è tornato in mente il "muro" di Milano, quando ho dovuto fermarmi per camminare più di un kilometro per “prendere in giro” una crisi di energie.



Stavolta invece NO. Nessuna crisi, nessun cedimento.
Anzi….le forze erano tali da poter alzare di poco il ritmo e quei palloncini, che sembravano lontani, si sono magicamente “ingranditi” fino a sbattergli contro proprio sotto la collinetta del Castello di Wavel che indicava la fine del secondo (e ultimo) giro.
Il meraviglioso kilometro finale da correre nel rettilineo di via Growska tra due ali entusiaste di folla che solo le transenne riuscivano a contenere.  Tra di loro Amalia, Giovanna e Francesco…e una sgargiante bandiera della Trinacria, con la  quale,  a mo’ di mantello ho tagliato il traguardo!


Il cronometro segnava 3h e 43minuti che è un tempo per me molto soddisfacente con il quale ho “rosicchiato” circa 2 minuti alla performance milanese.
Pietro, come preventivato, è arrivato poco dopo lo scoccare delle 4 ore con il piccolo rammarico di una crisi di energie che, nel finale, gli ha tolto la possibilità di finire al di sotto.
Ma la grande soddisfazione, come sempre, va molto al di la del cronometro.
La vera gioia è di aver vissuto un week end spettacolare assieme agli amici di sempre…correndo e portando a termine la maratona nello scenario di una città sorprendentemente speciale!
E soprattutto ritrovarsi a festeggiare l'impresa con la medaglia al collo... davanti una succulenta bistecca (da qualcuno ribattezzata "carnazza") e gustandosi una meritatissima birra....

Francesco, Giovanna, Pietro (& medaglia) , me stesso (& medaglia) e Amalia con la birra in mano in attesa della bistecca da divorare
Con la mia tifosa numero 1 dopo l'arrivo

Un week end polacco che, dopo un tira e molla emotivo della serie …”andiamo – non andiamo” si è concluso con la con la coda della visita al lager di Auschwitz-Birkenau …proprio alle porte di Cracovia.
Ingresso principale del Lager di Aushwitz
 Non esprimo commenti sulla visita in quanto sarebbero strettamente personali e probabilmente fuori luogo.
Ingresso del lager di Birkenau

Resto dunque in silenzio, quello stesso silenzio che ha accompagnato i momenti di grande riflessione vissuti a Cracovia e nei suoi bellissimi dintorni, visitando una terra che oggi è un simbolo di riscossa dopo essere stata martoriata dalla follia umana.

 
Pubblico solo le foto dei due ingressi divenuti celebri uno per l'alquanto contraddittoria frase (il lavoro rende liberi...) e l'altro per la visibile ferrovia che conduce direttamente....alla fine. 

In uno dei primi post di questo blog invitavo a non confondere Triathlon e Ironman.
Chi è sportivo praticante..conosce bene la differenza, facendosi di conseguenza una risatina nel sentire spesso quelle tante…troppe persone che parlano di maratona per indicare una qualunque corsa a piedi.

Ma comunque sia...nel 2000, quindi 16 anni fa, il triathlon è entrato nel mondo a 5 cerchi diventando disciplina olimpica.

Dal 1978 (anno della nascita) passando per John Collins, Gordon Haller, Mark Allen, Chris McCormak e Luc Van Lierde, al 2000 (anno in cui il Comitato Olimpico accettò la proposta molto ambiziosa di un triathlon alle olimpiadi)  si moltiplicarono le tipologie di gare in base alle diverse distanze.  
Ad accomunarle un'unica regola: nuoto, bici e corsa nell’ordine da disputare in sequenza e senza interruzioni passando tra due zone cambio per le transizione nuoto-bici e bici corsa.
Nacquero le varie associazioni e federazioni internazionali, i comitati e le varie società sportive che ogni anno moltiplicano il panorama di gare e competizioni ormai in ogni posto del mondo dove si faccia sport.

Da aprile a fine ottobre la stagione della "triplice" è piena zeppa di appuntamenti....ogni week end c'è l'imbarazzo della scelta su dove andare a gareggiare!

I fratelli Brownlee in lotta contro Gomez a Londra 2012
Il triathlon è quindi sport olimpico...e la  medaglia d’oro la si assegna in gara singola percorrendo, come ormai sapete benissimo, 1.5Km a nuoto, seguiti da 40km in bici e da 10km di corsa.
Al momento, la medaglia di Londra 2012 è al collo del britannico Alistair Brownlee.

Ad oggi, nonostante un grande movimento e il continuo espandersi di questo sport anche in Italia, Daniel Fontana (per le discipline lunghe)  e Alessandro Fabian (per le gare più brevi incluso l’olimpico) ci regalano delle belle soddisfazioni, rimanendo però un attimino distanti dai successi che contano e dagli atleti di livello assoluto come Jan Frodeno, Friedrich Van Lierde e Pete Jacobs (Ironman) e i fratelli Brownlee o il fortissimo Gomez nell’olimpico.
Per quanto mi riguarda…..e come ben sapete, io gareggio su distanze brevi con la gara olimpica che alla fine.. proprio breve non è!

Rettilineo d'arrivo della gara all'Idroscalo
In questo “anomalo” 2016 (con due maratone già corse in primavera), al momento, una sola gara vera.
Il Triathlon Olimpico dell’Idroscalo a Milano disputato in un’incertissima giornata di fine aprile che, prevista con un meteo pessimo, si è rivelata clemente per noi atleti…con solo una pioggerellina a mettere un po’ di sana suspance durante la frazione in bici.

Della serie…non facciamoci mancare nulla.

Del resto, allenandosi poco sia su due ruote che in piscina….non si poteva pretendere molto di più.
Nonostante tutto però, davanti all’immancabile tifo di moglie e amici, me la sono cavata per niente male con un bel 2h30m finale frutto di una bici a quasi 34Km/h (era piatta ma con tante inversioni e rotonde) e una corsa finale a quasi 4.35 min/Km….che sono dettagli interessanti solo per chi ne mangia di numeri…e ritmi. Per la cronaca ...ha vinto Daniel Fontana

Frazione swimming all'Idroscalo
 Ritmi da puro amatore…che ogni tanto, per puro esercizio scherzoso, paragono agli atleti top che si allenano ogni giorno su tutte e tre le discipline.
Tanto per dire…Alistair Brownlee vinse l’oro a Londra in 1h47 minuti circa…..contro il mio 2h30 di Milano.
Insomma…in un’ipotetica gara …oggi arriverei dopo più di 40minuti dal…il campione olimpico!


Arrivo in T1 dopo il nuoto...all'Idroscalo
 
 Mi piace pensare che allenandomi al massimo 4 volte alla settimana (comprendendo tutte e tre le frazioni)…”incastrando” gli allenamenti al mattino presto….o nella pausa pranzo e comunque sempre all’interno di giornate lavorative tutt’altro che “easy” ..…  quei 40 minuti…tutto sommato…non sono neanche tanti!!!

Il mio mestiere è un altro.
 
A volte penso a cosa potrei fare se mi allenassi come Javier Gomez.
 
Ho letto il suo programma tipico....e seppur immaginando bene i suoi carichi di lavoro, sono rimasto esterrefatto.
 
Diciamo che quel tipo di allenamenti e soprattutto quella mole di lavoro, sono talmente maniacali e massacranti...che non rientrano nelle mie volontà!
Verso il T2..sempre all'Idroscalo












 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Frazione running all'Idroscalo
 
Fine gara con gli amici....tifosi di giornata....

Articolo sul triathlon dell'Idroscalo sulla Gazzetta dello Sport
Per essere coerenti con il titolo del post ....vi ricordo che la storia, non solo sportiva, è fatta di cavalcate trionfali e rimonte clamorose.
Ma in questo blog si parla di sport e molto spesso anche di imprese che finiscono prima o poi per finire negli album dei ricordi.

Ci sono due casi dl genere nel 2016.

E' il caso di una squadra di calcio che rinnovata in gran parte….sbaglia la partenza stagionale concedendo ad almeno 4 accreditati avversari un vantaggio di dimensioni inattese.
E' il caso di un ciclista che tentenna sulle prime rampe di gara apparendo poco brillante e in evidente difficoltà di fronte a new entry del pedale …corridori dai nomi strani, buffi da far sorridere e a volta anche impronunciabili, ma con gambe potenti quanto basta.

Nessuno, nemmeno il sottoscritto, dopo i rispettivi inizi di competizione, avrebbe scommesso un euro su quella squadra e su quel ciclista!
Un campionato di transizione può starci…..una gara nata male fa parte del gioco.

E poi, ci sono anche gli avversari, e non si può sempre vincere soprattutto se si ha addosso il non indifferente peso dell’essere i favoriti!

Una falsa partenza, la perdita di alcune certezze, una preparazione forse non al 100%....a quei livelli incidono.
Poi, in Italia siamo esperti nel trasformare in un baleno una corrazzata inaffondabile in una barchetta di carta, un fuoriclasse assoluto in un cicloturista….con passaggio precipitoso dagli altari del trionfo alla polvere della disfatta.

Ma a volte basta veramente poco……
Chi ricorda ...la fine di questo tiro????
Giusto un paio di goals segnati al momento giusto, uno scatto rinfrancante dopo un momento di crisi, quel pizzico di fortuna che solo cercandola schiocca le labbra per il bacio più bello …ed ecco che le certezze perdute ritrovano freschezza e la grigia polvere si trasforma nel più bianco degli altari.

Il Gruppo al Giro d'Italia 2016 con Nibali...nel passaggio da Paderno Dugnano...800 metri da casa mia
E quella squadra inanella, una dopo l’altra, una serie mai vista di vittorie.
Riparte, si avvicina, quasi raggiunge e poi aggancia gli avversari dapprima in fuga.
Poi mette la freccia, sorpassa e a testa bassa e senza più guardare indietro costruisce tra se e gli altri un solco irraggiungibile.
E quel ciclista, troppo presto inondato di critiche e crude sentenze, prova a scattare e improvvisamente ritrova il giro di gambe che sembrava perduto.

Gli altri faticano, sono sorpresi…non capiscono. L’avversario ormai favorito e dal nome senza vocali prova a stargli dietro ma è forse al limite. Sbaglia una curva, finisce a terra e compromette tutto.
Gli altri non reggono più il ritmo e il nostro ciclista, gettando il cuore altre l’ostacolo, in tre passaggi si ritrova sull’altare rosa del Giro.


Le rimonte rendono più eccitanti ed epiche le vittorie! I trionfi figli del recupero sono quelli che forse vengono ricordati più a lungo; il tutto della serie: vi abbiamo concesso un vantaggio, non l’avete sfruttato…..e allora vinciamo di nuovo noi.
Proprio così ….“di nuovo” …e nello sport si sa: Vincere una volta è difficile…rivincere lo è molto di più!
Quella squadra è la Juventus….sempre due colori: dal polveroso nero di inizio stagione….al bianco altare della vittoria: Scudetto e Coppa Italia


 
Quel ciclista è Vincenzino Nibali, da Messina: dalla bicicletta lanciata a terra per rabbia sull’alpe di Siusi….ai coriandoli rosa di Torino e il suo secondo trionfo al Giro d’Italia!

 
Grazie per essere arrivati fin qui...specie agli anti-juventini...

Alla prossima....