giovedì 18 gennaio 2018

C'era una volta...la "Corsa Campestre"

C’era una volta la Corsa Campestre….è il titolo di questo post che ci ha accompagnato lungo tutto questo interminabile inverno!

Quasi incredibile!!!
Si è concluso prima il post che l’inverno….per colpa dei troppo tiepidi “giorni della merla”, una Candelora con meteo maleaugurante e, per ultimo, l’arrivo di Burian 1 e del suo gelido seguito.


Da Cesano Maderno a Lissone, passando per Seveso, San Vittore Olona e Cinisello Balsamo infangandosi le scarpe senza paura, sfidando il freddo a volte veramente pungente e scendendo a patti con la fatica sempre presente dalla partenza da casa, al riscaldamento…e poi dalla gara.....fino allo stretching casalingo …più meno rilassante del dopo doccia!

Adesso ci sposteremo sui più “tranquilli” asfalti sperando che la “gamba” temprata dal Cross dia qualche bel segnale quando i kilometri saranno certamente di più, ma con molte meno incognite ed ostacoli.

Ci mancherà l’odore della fredda nebbia mattutina, dell’erba maltrattata dai chiodi, la “salutare puzza” dei campi e lo sparo adrenalinico dello start.
Sentiremo la mancanza del fiatone un metro dopo il finish, il video pre-gara (...forse anche NO... :-) l’analisi della gara del pomeriggio, la preparazione della sacca la sera del sabato…e tutti i rituali che solo queste corse portano con se.

Il "Cross per Tutti" mi ha visto entrare in classifica con 132 punti al 17° posto su un totale di 35 atleti della mia categoria (SM45) che hanno riportato punteggi in almeno 4 delle 5 gare in programma.
Mi sono piazzato nella semiclassifica "di sinistra"...ossia quella della prima metà, che non è male se si considera anche dello spirito...."narrativo" con i vari clip girati durante la corsa.

I numeri dicono che il 15° posto è a "soli" 5 punti ...e "ben" 30 mi separano dal 10°.
Entrare nei "top ten" è un obiettivo...off limits se il campo partecipanti resterà il medesimo.
Per l'anno prossimo...la sfida sarà provare a migliorarsi di qualche punto e magari di qualche posizione.

Bellissima la Corsa Campestre!!!

“C’era una volta” …sa molto di malinconico ed in effetti, seppur frequentatissima, questa specialità è fuori dai Giochi (con la G maiuscola, ma anche minuscola), sottovalutata figliastra di cotanta madre, bellissima Cenerentola che però non incontra ancora la fatina che le permetta di partecipare al ballo reale!!!!

Che peccato che non si corra più nelle scuole..come un tempo.


Tempo fa allenandomi in un tratto che costeggiava il perimetro di una scuola c’erano dei ragazzini “spensierati”, credo in pausa; quattro sbarbatelli vestiti alla moda di oggi che quando sono passato hanno provato a prendermi in giro…correndomi dietro e poi ridendo.

Che tristezza…..se pensiamo che forse 30 anni, a parità di educazione e/o “cretinaggine” avrebbero considerato molto meno comico vedere qualcuno che corre.

E magari …chissà, guardando al domani avremmo potuto pensare a qualche potenziale campione in più, ad un numero maggiore di appassionati…e soprattutto (direi sicuramente)……qualche annoiato in meno.

Grazie a tutti I coloro che hanno avuto il piacere, la pazienza e la costanza di leggere e commentare…e magari farsi anche una “sana” risata!

Ciaoooooooo

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I primi fiocchi di neve “pianeggianti” della stagione coincidono con I “tempi supplementari” di questo inverno che non avrà certo “esplorato” temperature “da pinguini” ma che sicuramente posticiperà di diverse settimane l’arrivo del tiepido avvento della primavera.

In Lombardia, fiocchi di neve molto timidi, ma sempre suggestivi, comunque “imbiancanti” e, cosa molto importante, innocui.

Sappiamo che da altre parti dello stivale, dove però le nevicate sono state più intense, i “soliti” disagi hanno messo in ginocchio trasporti e non solo mandando in tilt il centro Italia.





E non è solo “colpa” di Buran il cui arrivo era stato per altro annunciato con un anticipo talmente ampio….da sembrare quasi una “fake new” metereologica.


Ed invece.....ci hanno azzeccato alla grande!!!

La neve, del resto, impreziosisce l'inverno soprattutto per i bambini...specie quelli alla loro prima esperienza diretta con i fiocchi...che al momento possono essere goduti solo dalla finestra di casa.

Comodamente!!!!


Fiocchi di neve che hanno “spolverato” il bellissimo (e durissimo) percorso della gara di Lissone, ultima tappa del Cross per Tutti 2018.





Temperatura nell’intorno degli 0°C e aria secca….quasi totalmente asciutta.



Si parte senza tanti fronzoli per “l’ultimo sforzo campestre” dell’anno sportivo.


Il circuito di quella che viene chiamata la "città del mobile" non si fa mancare nulla: dossi e cunette in successione, strappetto corto ma quasi verticale, gran premio della montagna seguito da tratto in discesa con finale in curva secca ad inversione di marcia in…”derapage”. E poi, gradoni, cambi di direzione fangosi facilitati dagli alberi a cui aggrapparsi per una specie di “lap dance” tutt’altro che sensuale.


Veramente un finale “alla grande”.


Avendo corso questa gara diverse volte ed in diverse condizioni sapevo che non c’era da aspettarsi molto sotto il profilo dei numeri grezzi.

Ritmo, velocità e crono finale lasciano il tempo che trovano…..per cui l’unico “indicatore” di performance (se proprio lo si vuole guardare) è il piazzamento.

Beh! Sono arrivato 71° su 140 per cui quasi nella prima metà della classifica assoluta e 17° su 51 nella mia categoria.



Detto in breve, il piazzamento globale migliore dell’anno campestre….e paragonabile a quello degli anni scorsi.


Il che, non è asslutamente male.


Le condizioni molto precarie del parcheggio e il freddo pungente mi hanno consigliato di “tagliare” il contributo video col resoconto finale.


Ma ci sarà occasione e tempo per un “arrivederci all’anno prossimo” un pò più simpatico….di questa frase.

Aspettando con curiosità le classifiche finali di tutto il circuito, iniziato a Cesano Maderno quando ancora andavano “smaltiti” I panettoni natalizi, ci rituffiamo nella corsa “on the road” con un occhio alle gare primaverili….con un pensiero, anche più, alla Stramilano.



Ad oggi, nel bel mezzo di Buran, con l’Italia termicamente sotto Zero, riscaldata solo dalla campagna elettorale, la primavera sembra ancora un concetto molto vago con dei contorni ancora troppo sbiaditi e lontani.




Questo “post” campestre sta per raggiungere il termine.


Si completerà a breve con una rassegna finale di foto, video e altri aspetti inediti che spero piaceranno.


Per il momento….Grazie a tutti per la lettura….e buon freddo a tutti!!!


BBBRRRRRRR!!!










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Tornando per un attimo alla…puntata precedente, spero che quel  pezzo di storia d’Italia, sportiva e non, che si interseca con la “5 Mulini” vi sia piaciuta ed abbia in qualche modo lasciato un segno….quasi come quello del fango rimasto per giorni appiccicato nelle mie scarpe da cross.

Nel “salto” da San Vittore Olona a Seveso, sempre lungo i sentieri campestri, mi tocca raccontare un altro frammento di storia del nostro paese.
Una pagina purtroppo triste che viene ancora oggi ricordata e che riguarda uno dei peggiori disastri ambientali mai successi al mondo.

Oggi, a 42 anni da quell’evento, mi trovo a correre proprio in quei luoghi…e ad abitarci non tanto distante.
Ed ad aprire con brutte foto in bianco e nero questo post.

Era il 10 luglio del 1976 quando dalla ICMESA, una fabbrica di disserbanti nel comune di Meda, esplose un reattore con conseguente formazione e sprigionamento nell’aria di diossina. La nube tossica si diresse subito verso la confinante Seveso che riportò i danni maggiori.

Ero piccolo, frequentavo credo la 5a elementare e leggendo quello che una volta si chiamava “sussidiario”, appresi di questa tragedia.

Non voglio raccontarvi i dettagli per cui rimango appeso ai ricordi di quel “sussidiario” e alle informazioni che inevitabilmene apprendo nel correre spesso in quei luoghi.

Dico solo che quando si sente parlare di diossina si pensa a Seveso…e viceversa, quasi fossero sinonimi.

L’esplosione non uccise…almeno subito.

Determinò però nel breve tempo…e via con gli anni disagi di tutti i tipi. 

Malattie della pelle, degli li occhi e delle vie respiratorie. Incrementi dei casi di tumore.

Senza parlare della paura generata tra la gente, le intossicazioni e le centinaia di persone costrette a lasciare la loro casa, senza più ritornare e il dramma di donne a cui venne consigliato l’aborto per i possibili impatti su quelle innocenti e inconsapevoli vite ancora in grembo.

Fu necessario demolire le abitazioni e abattere gil animali. La diossina distrusse tutto ciò che di verde c’era attorno e la famosa “zona A”, recintata come fosse un lager per isolare l’area ad alto rischio, sfigurò quella parte di territorio facendola assomigliare ad un luogo raso al suolo dalla guerra.

Oggi Seveso da il nome alla Direttiva Europea che impone a tutti gli stati le regole da seguire in materia di gestione e prevenzione dei rischi industriali.

Questo ci da un’idea di quanto immane sia stato il disastro anche in proporzione all’eco che ha avuto in Europa e nel mondo al punto da “battezzare” una direttiva comunitaria oltre che ad ispirare canzoni e film.



Dal 1983 a Seveso esiste il “Bosco delle Querce” frutto quasi immediato della ribellione della gente per quella catastrofe, nonchè oggi segno di riscatto nei confronti della storia e che prova a smussare la profonda cicatrice comunque ancora  visibile dopo 42 anni.

Il “Bosco delle Querce” è un parco naturalistico creato sulle ceneri della “zona A” di circa 43 ettari e ben 45 mila alberi. A detta di molti e al netto del significato è uno dei parchi urbani più belli d’Europa.


E nel vastissimo verde del “Bosco delle Querce” si corre ogni anno la corsa campestre inserita nel circuito “Cross per Tutti”.

Domenica scorsa, ero li!
Io…quello del “sussidiario” di quando ero poco più che un bambino..sconvolto dalla lettura di quelle pagine.
Sempre io che, lavorando in un area industriale sottoposta e ottemperante alla 82/501/CEE mi immedesimo ogni qual volta partecipo ai corsi di aggiornamento obbligatori su quella che è nota a tutti come la “direttiva Seveso”.

Entrando nel parco sembra che non sia mai successo nulla.

Aria di festa come in tutte le domeniche, anche le più grigie, alla partenza dei cross.
Ragazzini delle varie società podistiche che arrivano a fiumi e che forse nemmeno sanno di quanto successo proprio li decenni fa. Del resto….il “sussidiario” non esiste più!

Atmosfera bellissima nonostante la nebbia che non è però in grado di nascondere tutto il verde, I sentieri e gli alberi del bosco.

Solo i cartelli apposti lungo I sentieri di una zona del del parco, detta "Ponte della Memoria”,  raccontano cosa c’era li prima.

Sentieri non attraversati dalla gara perchè non molto adatti allo svolgimento di una competizione sportiva.

Il Cross di Seveso si corre nel bosco da ben 32 anni…quindi dopo appena 3 dalla sua costruzione....per non dimenticare.

Regalando a tutti dei momenti bellissimi di vita immersi nella natura.

Un altra piccola vittoria dello sport e di chi decide di prestare tempo ed energie per il benessere collettivo.

La corsa di Seveso?

Insomma!
Al riscaldamento le sensazioni erano buone. 

Al via ero abbastanza sicuro di poter fare una bella gara…anche con un fugace ma attento “focus” al cronometro.
Primo giro fatto bene, poi confermato anche dal parziale registrato da quell’ormai indispensabile “compagno di polso” che dialoga col satellite.

Poi…qualcosa deve essere sicuramente successa.

Tempo finale non in linea con quanto mi ero, forse con un pò di presunzione, prefissato.

Ma mentre alla “5 Mulini” il feeling era da bicchiere mezzo vuoto e la grinta troppo diluita negli antibiotici, stavolta pensavo di valere almeno 30 secondi in meno per cui il display col tempo finale mi ha un attimino deluso.

Va beh, si torna a casa e…come si suol dire: “chi si è visto si è visto”

Con il mio primo tifoso a fare da “ospite” alla….conferenza stampa di fine gara. E…il bicchiere diventa…”tutto pieno”!!!

Del resto, ci sarà almeno un’altra occasione per concludere …”col botto” questa bellissima scorribanda….”off road”!




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La “Regina delle Campestri”, la “Parigi-Roubaix della corsa”, il “Cross più bello al mondo”, l”Università del Cross” sono solo alcune delle svariate definizioni che sono state attribuite alla “5 Mulini”.


Ma di che cosa stiamo parlando?



Per rendere l’idea, faccio un elenco a braccio….attingendo dalle fonti dell'esperienza personale, tante letture a riguardo e diversi racconti e pareri ascoltati negli anni.


Parliamo di una pietra miliare della storia dello sport.


Una competizione che da ben 86 anni si disputa ininterrottamente.


Un  “monumento” (strappando il termine al ciclismo)  che nemmeno la seconda guerra mondiale è riuscito a buttar giù.


Una gara dal fascino smisurato, un appuntamento con la storia, un momento unico per respirare aria di passione, tradizione e valori antichi…ma sempre e tremendamente validi.


San Vittore Olona, un piccolo villaggio lungo il fiume (l’Olona) ad uno sputo da Legnano; una terra destinata al frumento e al silenzio rotto solo dal continuo ruotare delle pale di quelle meravigliose “macchine” che erano i mulini ad acqua di un tempo.



Si macinavano i chicchi, si produceva farina, si coltivava di tutto respirando un aria speciale.


Si viveva la vita dei campi…..la vita di un mondo che ormai è solo un ricordo.


Cozzi, Meraviglia, De Toffol, Agrati e Moriggia sono i nomi dei 5 originari mulini a cui Giovanni Malerba, un artigiano san vittorese appassionato di corsa, si ispirò per dare origine alla sua “creatura”.


Era l’anno 1933…quando nacque la corsa campestre che oggi raccontiamo e che è diventata il fiore all'occhiello made in Italy delle gare di questo tipo.


Correre la “5 Mulini” significa essere attratti da un fascino…..che…”intender no lo po chi non la prova” scomodando Dante …..proprio per concedere a questa gara l’epiteto più bello: “Unica”.



E’ vero, non si passa più da tutti e 5 i Mulini.
Il tempo modifica e spesso rovina anche le cose più belle.


Infatti oggi sono solo 2 i mulini che si conservano . Il Cozzi e il Meraviglia.


Ma poco importa.

La gara li attraversa davvero!
Si passa dentro senza bussare e con le scarpe sporchissime quasi a “violare il domicilio” della storia, ad invadere l’intimità di quattro mura e un tetto che racchiudono ancora tradizioni e operosità indissolubilmente legate a quelli che una volta si chiamavano “mestieri”.

Solo chi non ama la corsa campestre…e non digerisce il cross (e non sono pochi purtroppo) potrebbe parlare di anacronismo…di arretratezza.
Se c’è un vero miracolo attribuibile alla “5 Mulini” è senz'altro quello di tenere vivo il movimento non permettendo che venga ingoiato dal fermento generato dalle "ricche" maratone internazionali e altre gare su strada da correre con avanzatissimi sistemi di controllo delle prestazioni, navigazione, dati, battiti, frequenze, acidi lattici e chi più ne ha più ne metta.

La campestre si corre “di pancia”…partendo “sparati”, sempre a manetta, senza mai fare conti o guardare tempi e diavolerie varie. Senza ingurgitare integratori o altre avanzatissime e studiatissime sostanze rigeneranti.

Si corre totalmente incuranti di sporcarsi di fango… o di spettinarsi stando attenti solo a non beccarsi qualche chiodata, che comunque a volte capita lo stesso.

A San Vittore si percorrono i sentieri solcati dai grandi “corridori”, italiani e stranieri, che in 86 anni si sono dati battaglia tra il fango, l’erba e la terra delle morbide rive del fiume Olona.

Venanzio Ortis, Antonio Ambu, Franco Fava, Luigi Zarcone, Bill Mills, John Clark, Lasse Viren e Grete Waitz…per chi ha la memoria “lunga”.

I miei ricordi, per osmosi assorbiti da una famiglia di sportivi, tirano fuori nomi come Robert De Castella, Sebastian Coe, Alberto Cova (ultimo italiano a vincere, nel lontano 1986), Gabriella Dorio, Gelindo Bordin, Francesco Panetta, Gennaro Di Napoli, Stefano Baldini e tutta la schiera di africani tra cui Ngugi, Tanui, Tergat, Bekele, Gebreselasie il grande specialista ucraino Sergej Lebid.

Tutta “bella gente” che, assieme a tantissimi altri grandi atleti che per motivi di spazio non riesco ad elencare, hanno gareggiato lungo quei sentieri.

Oggi la “5 Mulini” è per fortuna un evento aperto a tutti, anche al mondo amatoriale di cui faccio parte e che con grande entusiasmo, anno dopo anno non si fa sfuggire l’occasione di correre …”il Cross più bello del mondo” .

Ed in questo “viaggio” invernale lungo le campestri non poteva certo mancare l’appuntamento con i mulini di San Vittore.

Dopo ben 2 settimane di stop (forzato il “salto” della gara di Oggiono) la voglia di correre era tanta.

Tanta da sfidare i -2°C del gelido mattino….registrati a poche decine di minuti dalla partenza.
Tanta da vincere il “torpore fisico” di una settimana complicata vissuta con poco allenamento e tanto mal di denti e antibiotici.
Tanta da non vedere l’ora di partire…dopo la solita passeggiata di “ricognizione” sui tratti iniziali e finali del percorso e l'indispensabile riscaldamento.

Tutto fila velocissimo….lo start, il primo giro di “campo” molto sbrigativo.

Poi ci si dirige verso i tratti “molli” dove si disperde tanta energia nel tirar su i piedi che invece sembrano voler sprofondare.
Le mie gambe sono “molli” come la terra per i motivi suddetti e la testa sembra volerle assecondare…almeno all’inizio.

L’imminente passaggio dentro i mulini devia le cattive sensazioni fisiche su “sentieri” più piacevoli. Dentro il “Meraviglia” c’è una troupe di fotografi che immortalano il passaggio di tutti….della serie “business is business”.

Io mi “immortalo” da solo seppur con immagini traballanti e poco chiare…ma dense di altri significati.



L’arrivo è vicino anche se poi (come in tutte le gare) risulta essere sempre più lontano di quanto si pensi.
Il finale è più "subìto" che spinto…ma stavolta è quanto di meglio io riesca a fare.
“Tirando acqua al mio mulino” (per restare in tema) avrei diversi elementi per giustificare una prestazione al di sotto delle aspettative che avevo la settimana prima.
Ma quanto meno ho scongiurato il pericolo di dover saltare la gara. E poi comunque, ogni gara conclusa, specialmente nel fango, è pur sempre un successo.


Proverò a rifarmi nelle prossime…in cui, a partire da domenica ci si rituffa nel “Cross per Tutti” con la tappa di Seveso.
A presto………..
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Cambiamo colore del testo per ravvivare il post con l'aggiornamento settimanale lasciando lo "scritto" precedente sempre a disposizione…a seguire per coloro che non l’hanno letto o vogliono rinfrescarsi la memoria….

Per chi non lo sapesse.....si parla di Corsa Campestre….e dintorni.


Come fatto già per il triathlon e la maratona vi racconterò , molto brevemente, le radici storiche di questo sport e per rendere meglio l’idea di come sia più giusto considerarlo come tale piuttosto che un ramo del mondo della corsa.

Abbiamo narrato di Filippide, l’antica Grecia e la prima maratona corsa quasi 5 secoli prima di Cristo.
Per arrivare al Generale Collins, le isole Hawaii e il primo triathlon...come “evento” del XX secolo.

Tra lo sport più antico e quello più giovane…sembra collocarsi benissimo la corsa campestre che a quanto pare già nel medioevo veniva disputata nelle campagne inglesi e soprattutto a Londra.

Era già considerata uno sport vero e proprio e con gli anni fece presa nelle scuole pubbliche in cui i giovani studenti si sfidavano lungo i campi rincorrendo a gambe levate una “lepre” ossia un corridore speciale che portava addosso un sacchetto di carta come segno distintivo.
Si chiamava “hare & hounds” che suona come caccia alla lepre o per meglio dire “lepre” (ossia “hare”) e “cacciatori (gli “hounds”) e fu la prima forma di corsa campestre.

Nell’ 800 seppur mantenendo il riferimento alla “caccia” si correvano già gare individuali….di vero e proprio “Cross Country”.

Siamo in Inghilterra, sulle rive del Tamigi..all'ombra della Corona...ed è dunque sacrosanto usare il nome ….in English!

Nacquero le prime società sportive, la prima organizzazione, la prima bozza di regolamento tecnico e la prima gara ufficiale a poter essere considerata un vero “campionato”.

Correva l’anno 1877 e se si deve indicare un nome come “padre fondatore” della corsa campestre va citato il giornalista e scrittore londinese Walter Rye organizzatore di quella gara, la prima in in assoluto…che venne vinta da un certo Peter Stunning.

Il regolamento, molto arcaico, prevedeva che si corresse su percorsi il più naturali possibili con salite, discese, ostacoli, dossi, muri e chi più ne ha più ne metta.

Il Cross si diffuse molto in tutto il Regno Unito e nelll'immediato  anche negli Stati Uniti con cui l’Inghilterra dialogava e dialoga ancora oggi in merito a tante cose soprattutto di sport.



Ci mise un attimino di più ad “invadere” le altre parti del vecchio continente compresa l’Italia dove però, una volta entrataci, ebbe un’esplosione notevole.
La Cinque Mulini ne è l'esempio.



Oggi…il Cross Country non fa parte, come dicevamo, del programma olimpico, ma si corre dappertutto. 

Ogni paese ha il proprio campionato nazionale, esiste il Campionato Europeo (sia individuale che per squadre, tipo Champions League) e viene assegnato anche il titolo iridato con un Campionato del Mondo sotto l'egida della IAAF che dal 2011 ha cadenza biennale rispetto alla annuale di prima.


A differenza delle gare di fondo e mezzofondo sia su pista che su strada, non ha una distanza fissa prestabilita, le variabili sono molte di più e il percorso viene “disegnato” spesso in maniera creativa in aree sempre lontane da tartan e asfalto.


Per cui…..è proprio così: ogni corsa campestre è diversa dall’altra ed è uno sport a se.


L’espansione del “popolo degli altopiani” e la crescita esponenziale del numero di atleti di altissimo livello di provenienza africana negli sport legati alla corsa (Kenia, Etiopia in primis) ha fatto si che gli specialisti del Cross…sono ormai gli stessi delle gare di 5000 e 10000 metri anche se, il modo, la tattica e a volta anche la tecnica di correre una campestre sono molto diverse dal mezzofondo prolungato.

E lo posso confermare anch’io che corro per passione…..

Tornando….dunque a noi…..il Cross per Tutti è iniziato il 14 gennaio Cesano Maderno e se n’è già parlato abbastanza..per cui procediamo....nel viaggio tra i campi

Domenica 21 gennaio, seconda tappa a Cinisello Balsamo….e giusto per confermare che non esistono due campestri uguali tra loro….stavolta è “mancata” una delle 3F. 
Niente Fango!!!

Gli attimi concitati della partenza......visti in foto


Sole, terreno appena umido e nulla più.
Poi, tante curve, tantissima erba, quasi assenza di sterrato e nulla di impegnativo a livello altimetrico.

Pertanto, la F della fatica (sempre presente) si è avuta grazie alla velocità nel senso che …sì è un pò tutti andati più forte rispetto a 7 giorni prima…..cosa che ovviamente non è venuta gratis!

Bellissimo il campo gara. Un bel colpo d’occhio tutti i gazebo e le tende delle società sportive e la moltitudine di atleti intenti a raccontarsi le news….atletiche della settimana magari durante il riscaldamento.

Seconda tappa del "Cross per Tutti"...riscaldamento terminato...quasi pronti per partire

Della mia società sono l’unico iscritto, per cui partecipo un pò da “free lance” con l’obiettivo, quest’anno, di raccontare quello che succede.
Compresi gli attimi subito dopo il via quando, almeno fino alla prima curva, il gruppone procede spedito e quasi compatto.

Poi….si sgretola per “selezione di specie”....scomponendosi in:

I 3 o 4 che si giocheranno la gara, la decina che sono appena un gradino più lenti, un gruppetto più numeroso di quelli che “viaggiano di brutto" perché magari hanno tempo di allenarsi ogni giorno, quelli del “gruppo degli irriducibili" ...che non mollano e provano a dare battaglia nella “pancia” della classifica…tra cui mi ci rivedo io.
Momento centrale della gara di Cinisello

Poi c’è spazio per chi gareggia sui proprio ritmi, col proprio passo senza troppo guardare il tempo. Ed infine c'è chi fa più fatica degli altri a completare la gara e il cronometro forse nemmeno se lo porta divertendosi ugualmente.

Io mi diverto…prima, durante (anche se si soffre…) e dopo!
L'arrivo a Cinisello....in volata

Come mi aspettavo, a Cinisello una prova dignitosa corsa più forte rispetto a Cesano (4 e 14 al media al Km) e ottime sensazioni nel finale...nonostante il fiatone.

E poi….di “corsa” ritorno verso casa dove c’è già qualcuno che lasciando trapelare una certa “affinità” col gesto tecnico …muove I primi passetti anche spediti…pur non capendo ancora di avere addosso…il pettorale della gara appena corsa dal papà!!

Presente e futuro atleta????

Ed è cosi...che la domenica mattina è andata!

Riempita da momenti piacevoli…..per i quali vale la pena mettere la sveglia e “vincere” quei pochi secondi che servono per dire ciao al calduccio del letto.

Per la prossima gara ci sposteremo in Brianza, ad Oggiono. 

Altro luogo, altra gara…altro contesto: quello del Trofeo Brianzolo di Corsa Campestre.

Altri scenari…stessa passione!


***********************************Nella puntata precedente


Un tempo, in Italia, si chiamava Corsa Campestre.

A parte la bellezza intrinseca dovuta al nome composto da due splendide parole, posso dire (senza che nessuno si stracci i vestiti di dosso) che considero personalmente questa “disciplina” come la più completa, suggestiva ed affascinante nel mondo del podismo.



Ripensando nostalgicamente ai mitici “Giochi della Gioventù”, di cui la “campestre” era l’appuntamento più atteso, si può ricordare come questa corsa era ormai diventata un piacevolissimo sinonimo della parola sport in ambito scolastico.

Tempi che furono.

I GDG di una volta sono solo un ricordo a dispetto dei tanti proclami di riavvicinare la corsa alle scuole e ai ragazzini.

Poi ci chiediamo il perchè l’atletica italiana colleziona delusioni a raffica in ambito mondiale e olimpico….con il ricordo sempre “vivo” ma purtroppo ormai 14 anni lontano nel tempo dell’ultimo oro azzurro di Stefano Baldini ad Atene 2004…in una maratona forse irripetibile!

Oggi il podismo e la corsa si chiamano ormai running (anche da noi, ma non solo); la corsa campestre è molto più famosa col nome di Cross Country…o più semplicemente Cross.

Tempi che cambiano ma la “sostanza” resta sempre quella.

Sentieri erbosi o sterrati, curve, controcurve, strappi, salite, discese, gradini, tronchi da scavalcare, dossi.

E poi fango, terra, polvere per un numero di kilometri mai superiori alla decina tra sgomitate, accelerazioni, frenate, scivolate e progressione finale per arrivare piegati in due dal fiatone dopo aver tagliato il traguardo, magari con le scarpe (spesso chiodate) talmente impastate da essere irriconoscibili.

Immagine d'altri tempi....di cos'erano le Campestri!!!


Aggiungi il freddo (le campestri si corrono solo d’inverno) e gli annessi toni di grigio, l’umido delle piogge spesso invocate dagli atleti come “tocco d’autore” caratteristico durante queste gare, i campanacci della gente che incita lungo il percorso, i gazebo delle società sportive installati la mattina della corsa....e via così!


Viene fuori un quadro unico nel suo genere…..un “olio su tela” espressione tinteggiata di una  gara che in realtà è uno sport a se.

Una corsa che mi piace continuare a chiamare “campestre” per il suo legame indissolubile con la terra e in quanto immediata evocatrice della campagna e dei paesaggi agresti, dei contadini di una volta, della natura, dell’aria aria aperta, dei prati e di tutti gli odori tipici(…“puzze” comprese) che, chi ha avuto la fortuna di conoscerli da piccolo, sa bene che non si scorderanno mai!

La Corsa Campestre ha in Italia una tradizione nobilissima quasi centenaria con l’orgoglio di essere proprio di “casa nostra” la Regina di tutte le gare di questo genere.

Ed è per questo meraviglioso motivo che un piccolissimo comune in provincia di Milano…denominato San Vittore Olona è famoso in tutto il mondo, grazie allo Sport, per dare vita ogni inizio febbraio da quasi 90 anni a quella straordinaria corsa a piedi che è la “Cinque Mulini”.

la Cinque Mulini ...la regina delle Campestri


Ed è un vero peccato che da quasi cento anni la Campestre non sia più uno sport olimpico.

Esiste…la 3000 siepi. Bella....però ovviamente e un’altra cosa.

Per fortuna che, comunque sia, l'atletica leggera italiana dedichi da diversi anni, il bimestre Gennaio-Febbraio (con sforature che ai primi di Marzo) quasi interamente al “Cross”

Precisazione: L'ho chiamato così, all'inglese, per esigenze di attualità.

Non c'è nulla da fare: i vocabolari si stanno riempendo di "contaminazioni" di stampo anglosassone....e quello sportivo non sfugge alle tendenze.

In certi casi....che ben vengano in neologismi....ma in altri..."per cortesia": viva l'italiano!
  
Quasi a dire che…..se ormai il “Jobs Act” rende più della “Riforma del Lavoro” e per il Controllo delle Spese si richiama la “Spending Review”….vien da dire: 
"Fate vobis" (che è pure latino)!
"Che lo si chiami pure Cross Country a patto che lo si corra….sempre e comunque!!! "

Io che personalmente corro indossando una pacifica maglia tecnica invece di fare “running” con una asettica “t-shirt” …continuerò a usare l'italiano…come fatto all’inizio.

Per cui...lunga vita alla Corsa Campestre!!!

Ed in questo POST racconterò la stagione detta anche “delle 3F” (Fango, Freddo e Fatica) direttamente “dal di dentro” partecipando alle gare più significative che fanno della Lombardia la regione cardine per questo sport.

Saltato di netto il "Campaccio" poichè troppo vicino alle feste parleremo del “Cross Per Tutti” (si chiama così…poco da farci) e le sue 5 tappe sparse tra il Milanese e la Brianza, del “Trofeo Brianzolo” con i suoi campi di mais ben “arati” dalle scorribande degli atleti e della storica e già menzionata “Cinque Mulini” che, è stata dai più giudicata la Corsa Campestre più bella del Mondo.




Sarà un POST “vivo” che conserverà lo stesso titolo e che si aggiornerà ogni settimana al termine della tappa…lasciando a seguire I racconti delle “puntate precedenti”.


Un modo per parlare di sport e di natura, ma anche uno stratagemma per “far scorrere” l’inverno quasi a mo' di preghiera ....come si fa con il “Rosario” puntando sugli aspetti più belli di questa stagione che …un pò come la notte….”ha da passà”…per condurci in primavera.


A Cesano Maderno….città a Nord di Milano addossata (assieme ad altre) nell’area tra la Valassina e la famigerata Milano-Meda, con la prima tappa in programma, è già partita (14 gennaio) l’edizione 2018 del “Cross Per Tutti”.E' un circuito campestre organizzato dalla FIDAL e riservato a tutte le categorie maschili, femminili, Senior, Master e tutte le giovanili.

Il circuito prevederà in tutto 5 tappe con una gara ogni domenica in cui maturare I punti per la classifica finale (da cui si potrà scartare quella col punteggio peggiore) .

Grande risposta dal modo degli appassionati….con quasi 2000 pre-iscritti divisi tra le varie categorie a testimonianza di come …”l’odore dei campi” e la voglia di “sporcarsi” in allegria alla fine vincono sempre.

 Che dire della gara di Cesano?

Freddo e ghiaccio mattutino con erba gelata degna del periodo più “gradito” alle verze e a chi è in grado di preparare una Cassouola …succulenta.



A Cesano Maderno....aria gelida al ritiro pettorale


La macchina...nel senso di automobile di questi tempi funge da spogliatoio!Ed è il rifugio ideale per far trascorrere il tempo che precede il riscaldamento.

Momenti rilassanti in cui si sbigano I preparativi di rito tra I quali quello del “congiungere” il pettorale (numero 1807) con la maglia.


Poi si parte per circa 30 minuti di riscaldamento sia muscolare…che ….”organico” ossia quello che serve per mettere il corpo nelle condizioni di non raffreddarsi con temperature basse….tipo sotto lo 0.


Raggiunto il punto di equilibrio, il corpo umano durante la corsa è una macchina termodinamica eccezionale che produce calore regolata da un termostato perfetto che riesce a mantenere una temperatura ideale anche nei casi di clima rigido.

Ed è così che mentre gli “osservatori esterni” fermi, imbacuccati in quintali di giubbotti al freddo, senza poter controllare lo stridio del battito dei denti provano a scaldarsi in tutti I modi…..noi runners (anzi…corridori) percepiamo un benessere generale muovendoci con disinvoltura...con addosso “soltanto” pantaloni lunghi e felpa…..STOP!

Gli atleti di livello, un pò per questioni di “immagine” un pò perchè vanno più forte e quindi, in ossequio alle leggi termodinamiche, producono più calore….sfoggiano addirittura maglietta a mezze maniche e pantaloncini corti quasi in assetto da piena estate!!!
Beati loro!

Tutti pronti a Cesano Maderno per il via!!!
Alle 9.40 in punto, nel “catino naturale” di Cesano, pieno di verde ricavato da un’estensione del Parco delle Groane…schierati alla rinfusa lungo la linea di start….pistola in alto e “SBAM!!!”
Come al solito parto nelle retrovie.....


Si parte…tutti assieme per la batteria più importante quella dei master e senior tra cui un certo Renè Cuneaz, atleta a tempo pieno, valdostano di nascita (dunque….a suo agio sotto 0) maratoneta in fase di potenziamento….e alla ricerca di “corti veloci” per lavorare sul ritmo in vista della Milano Marathon del prossimo 8 Aprile.
In bocca al lupo!

La corsa (3 giri da 2Km) è dura!


Poi...rimonto qualche posizione....

Un bel po di fango....per gradire


Asperità naturali (dossi, strappi), artificiali (curve e controcurve) e ….casuali (fango) si fanno sentire nelle gambe....soprattutto nel giro di mezzo quando non so se gestire, spendere o risparmiare le energie.


Nel terzo va molto meglio, con la progressione finale con cui recupero 2 posizioni chiudendo con un tempo che tradotto in termini di minuti al kilometro equivale a poco più di 4 e 20.
Ottimo direi….


Il Cuneaz di cui sopra, vince la gara in volata....giusto per la cronaca.

Si torna a casa con buone sensazioni e la voglia di migliorarsi pensando già alla prossima tappa...la numero 2,  che si correrà domenica prossima, il 21 gennaio a Cinisello Balsamo.


Le gambe….oggi sembrano stare bene….per cui posso prevedere una prestazione “degna”.

Vedremo!